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LA QUALITÀ DELLA VITA

Quando qualcuno vi dice: “Non puoi farci nulla”, voi potete dire:

“Invece si: posso svegliarmi!”.

E all’improvviso la vita non è più l’incubo che vi appariva .

Ecco cos’è l’illuminazione. Svegliatevi!

Anthony De Mello

La finanza è un po’ come il calcio: sono tutti allenatori. Tutti sanno tutto, o perlomeno hanno opinioni autorevoli in merito… Le news a getto continuo, sempre tanto disponibili quanto inutili, e le belle figheire con i report infiocchettati un tanto al chilo hanno esasperato e stuzzicato la sensazione di essere un po’ esperti di bond, tassi, azioni e anche roba più esotica (come i Certificati, i derivati mascherati, etc.). Un po’ come quei vecchini al bar dello sport, che lo sanno sempre loro come si vincono le partite… Così si possono chiedere opinioni sul titolo tale o tal altro spaziando dalle tecnologie giapponesi ai farmaceutici americani, “e cosa ne pensi dell’aumento di capitale di pinco pallino?”… Nemmeno fossimo al rischiatutto. Ma questo avviene solo nella finanza, che nessuno si sogna di andare dall’oculista una volta al mese solo per dissertare un paio d’ore su quel nuovo collirio scoperto in Giappone. Non foss’altro perché la fattura per le “quattro chiacchiere” ti manderebbe subito dal cardiologo. Dev’essere per questo che c’è molta più gente che rimane infinocchiata coi prodotti finanziari di quanta venga danneggiata dallo specialista oftalmico. Credo che molta gente non riesca a stare al suo posto perché ha questa convinzione che le quattro chiacchiere (e un paio d’ore) siano gratis per definizione. Dev’essere colpa di Facebook & simili, e di tutta la falsa gratuità della rete. Perché dico “falsa”? Perché alla fine tutto ha un prezzo. Cioè tutte le cose hanno una conseguenza: è la legge della causa e dell’effetto. Grazie ai social etc., c’è invece questa illusione di poter sapere e commentare e dire la tua su tutto con la stessa facilità con cui si mettono le foto del cenone su Whatsapp. Un po’ come fanno i ragazzini quando gli danno le ricerche a scuola: copia-incolla da Wikipedia, quattro nozioni memorizzate e già pensano di “sapere” qualcosa. Salvo poi scoprire che nella realtà vera e non virtuale le cose non stanno così (e c’è un prezzo da pagare per la conoscenza). E questo falso mito del gratis arrivato dal web rischia di sminuire un po’ tutto, facendo apparire la conoscenza come una cosa quasi scontata, facile da ottenere, come fosse un pacco di Amazon che ti arriva bello pronto con un clic. Sarà forse per questo che quando parli di investimenti spesso ti guardano come fosse una cosa semplice, studi e analisi che ti sono arrivati pronti all’uso a domicilio… Ero un po’ perso in questi pensieri mentre la sera andavo a riprendere la Puffetta con cesto di ricci dalla festa di compleanno di un compagno. Era stata una noia: alla pizzeria si era ritrovata contornata solo di maschietti sudati e sboccati che lanciavano palline e parlavano di calcio. “Ho sprecato tre ore di vita” mi ha detto lasciandomi secco mentre camminavamo mano nella mano “Avrei potuto fare qualcosa di creativo”… Così in questa fine di un anno maestoso vorrei imparare da lei, dai bambini: la qualità della vita è ritagliare il tempo per fare qualcosa di creativo, qualcosa che vale. Ad esempio, avere il privilegio di tenere per mano la tua bambina mentre ti racconta le sue visioni del mondo è una cosa così preziosa da farti piangere, che ti viene da dire: “Scusate ho da fare, per gli investimenti chiedete ad Amazon che vi mandi un pacco di conoscenza, spedizione gratuita”. In fondo, non è scontato che uno debba avere tempo per tutti. Ci sono persone per cui hai sempre tempo. Altri se lo devono meritare. La qualità della vita passa dal riconoscere la fortuna di essere circondati da gente che ti ama – soli che ti illuminano, centri di gravità che ti tengono – mentre il tempo vola via. La qualità della vita passa dal mantenere la tua libertà e la tua coerenza, mentre mezzo mondo sembra ipnotizzato dall’inseguimento di obiettivi e risultati, come oggetti di culto da venerare. Sveglia! Ho detto fine di un anno maestoso. E’ così che ci si deve sentire quando si cerca di fare il massimo, niente di più niente di meno. Senza ruote del pavone, né gonfi come tacchini, che di apparire non ce ne frega niente (e semmai qui nel nutrito team c’è qualche aquila che ogni tanto si crede un pollo…). Qui siamo fieri di quello che stiamo facendo. Si scrive meno non semplicemente perché ci sia meno tempo (il tempo non c’è mai e va sempre rubato) ma perché il lavoro dietro le quinte è aumentato, per filtrare quelle poche righe. Non c’è niente di scontato e tutto ha un prezzo, ma Bassa Finanza fa parte della nostra qualità della vita. Grazie da me e Dolores a tutti coloro che lo apprezzano. E ora che si fa? Dovessi ripercorre l’anno in immagini, volti e sensazioni, parlerei di volti preoccupati, angoscia strisciante e questo senso di apocalisse imminente. I crolli dei mercati di gennaio febbraio, la Brexit – che il mondo finirà, il Trumpapocalypse now – che se vince lui le Borse collassano, e il referendum in Italia – che ci vorranno i rifugi antiatomici… E’ tutta una processione di volti accigliati, discorsi tesi. Non ride nessuno: tutti irrigiditi che sembra il balletto del video “Thriller” di Michael Jackson, quello con gli zombi. E alla fine, prende piede una sorta di indifferenza agitata, nella vita come nei mercati (che fanno parte della vita). “Accidia” è la parola che mi viene in mente. Wikipedia: Nell’antica Grecia il termine acedia (ἀκηδία) indicava, letteralmente, lo stato inerte della mancanza di dolore e cura, l’indifferenza e quindi la tristezza e la malinconia. Nel lessico contemporaneo il lemma accidia / accidioso: è usato come sinonimo di noia e vita depressa; indica lo scoraggiamento, l’abbattimento e la stanchezza guardati dall’angolo visuale di chi pensa che si debba sempre fare, desiderare, meritare, conquistare qualcosa… In tutto questo scenario cupo e nervoso penso sia importante poter fare il contrario e sentirsi soddisfatti. Nessun investimento sarà mai corretto al 100%, ma certamente possiamo sentirci soddisfatti. Possiamo sorridere. Eccome. Possiamo anche essere ragionevolmente tranquilli. Solo i F.lli Boscoli conoscono il futuro dei mercati e per questo, invece di affannarci per cercare di indovinarlo (e perdersi nell’accidia), lo affrontiamo con un mix di diversificazione, entità controllata delle singole posizioni e gestione delle perdite. Non c’è niente di peggio di quando gli investimenti si impossessano della tua vita e passi le giornate a mangiarti le unghie sperando che i mercati vadano in una certa direzione. Oggi andiamo a diversificare ulteriormente, comprando qualcosa per ognuno dei Portafogli Colorati. Vedrete molti titoli, di cui la maggior parte azionari. Ma non si fraintenda: non c’è alcuna euforia, solo il tentativo di stare in un trend, sempre consapevoli di camminare in un campo minato fra bolle varie, tensioni geo politiche, tassi repressi ed eccessi di debito… In tutti i Portafogli ci sono azioni, ma anche oro, cash e qualche bond. E poi ci sono i trailing stop. Per tutto il resto ci sono i guru. Cominciamo dal Giappone. A febbraio di quest’anno abbiamo chiuso in trailing stop una posizione su borsa giapponese con un +50% (ricordo che – sempre gratis – trovate tutte le posizioni chiuse con i risultati nella sezione Tools del sito). Dopo qualche mese di sofferenza la Borsa si sta riprendendo (praticamente ignorata dai vari media e guru). Uno dei motivi principali è che la Banca Centrale nipponica ha iniziato a comprare azioni a tutto spiano. A Tokyo non ci si accontenta più di compare Btp come fa Mariuccio (per non farci collassare), ormai si è andati oltre: la Bank of Japan detiene ormai il 50% degli etf azionari Giappone. Per non parlare dei mega fondi pensione, con i gestori alla canna del gas per spuntare uno straccio di rendimento visti i tassi negativi dei bond e i vecchini che aumentano. Risultato? Comprano azioni, specialmente quelle di casa. Allora ci inseriamo in questo trend di ragionata follia: compriamo azioni giapponesi. Ma visto che c’è anche la guerra a chi svaluta di più la sua moneta, lo facciamo coprendo (hedged) il rischio di cambio fra euro e yen. Dico follia “ragionata” perché non bisogna dimenticare che l’indice della Borsa di Tokyo (blu) è ancora un buon 50% al di sotto del suo massimo storico toccato nel… 1989 (mentre da allora il Dow Jones – in rosso nel grafico sotto – ha fatto un po’ meglio… ) e magari, prima o poi, avrà voglia di recuperare un po’ di terreno:

Azzurrina mi ha chiesto se le trovavo un titolo azionario che abbia garantito negli anni una stabilità di dividendi senza essere troppo volatile.

Visto che la cioccolata della Hershey ha portato bene, le propongo la Nestlé, che dal 1959 non ha mai mancato un dividendo (che oggi si aggira sul 3%). Titolo forse un po’ noioso, ma proprio per questo più tranquillo di altri. (*)

Per quanto riguarda la nomea di azienda cattiva & insensibile… beh, negli ultimi tempi stanno facendo un bel po’ di sforzi per migliorare l’immagine. (**)

E comunque, in tema di coerenza, chi non ha mai usato prodotti Buitoni, Nesquik, Fitness, Maggi, Kit Kat, Smarties, San Pellegrino, Nescafé, Nespresso, Purina (per cani e gatti)… per citare solo alcuni marchi, potrà continuare a stare alla larga dalla Nestlé evitando di diventarne azionista.

Per Azzurrina compriamo anche un po’ di obbligazioni tranquille.

Visto che ora:

1 – I bond non li vuole più nessuno

2 – I tassi si dice che rimarranno a zero per i prossimi secoli

Può anche darsi che:

1 – I bond alla fine se la caveranno niente male

2 – I tassi magari saliranno un po’

Così, prendiamo un etf che investe in obbligazioni corporate di buona qualità (rating medio A) a tasso variabile (floating rate) con durata da 0 a 7 anni. Un impiego della liquidità che dovrebbe essere molto tranquillo e con il vantaggio di costare poco (0,15% annuo di commissione di gestione). E se poi i tassi salgono, le cedole si adeguano. Una cosa per Azzurrina, insomma, che a differenza della signora Pina sa bene che i bond che rendono molto di più – come i subordinati della Banca Traballa – a volte li salvano (con i soldi dei contribuen dello Stato) e a volte no.

Nel Portafoglio Bianco, per i bambini e il loro futuro, vorrei inserire un fondo specializzato che compra aziende nel settore food. Ma di un tipo un po’ particolare. Si parla infatti di Smart Food: tutto ciò che ha a che fare con un cibo più sano, con un’agricoltura più sostenibile, minore inquinamento e sprechi e una grande distribuzione più sensibile al tema. E chissà che non ci siano meno bambini destinati a diventare adulti malati.

A proposito. Recentemente, forse ricorderete, è stata venduta in trailing stop la Bristol Myers, che si occupa di biotecnologie per farmaci oncologici di nuova generazione (immunoterapia). Beh, il tema della ricerca per una qualità della vita migliore vale sempre la pena di essere ripreso. Allora comprerei un’altra grande azienda: la AbbVie. Il nome forse non dice molto, ma si tratta di un colosso da oltre 100 miliardi di dollari di capitalizzazione specializzato nei cosiddetti biofarmaci, cioè farmaci prodotti non da sintesi chimica ma da sostanze biologicamente attive, come ad esempio le proteine. Vengono utilizzati per trattare mali terribili, malattie autoimmuni e grandi infiammazioni: artrite reumatoide, Parkinson, tumori, morbo di Chron, epatite C… In un’epoca dove le infiammazioni e le malattie autoimmuni sono in aumento, AbbVie potrebbe contribuire a dare speranza e migliorare la qualità della vita. E non è poco.

Tornando un attimo agli aspetti finanziari, il titolo paga un interessante dividendo del 4,1%. Ricordo a Bottavio e alla signora Pina che per vedere rendimenti del genere con le obbligazioni oggi bisogna comprare bond Argentina con scadenza 2022 o Messico 2034, Romania 2044, Portogallo 2045, Arabia Saudita 2046. Oppure obbligazioni della Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca…

Spesso utilizziamo cose quotidianamente senza renderci conto della loro complessità intrinseca. E’ un po’ il vizio di dare tutto per scontato (o facile e gratis, come si diceva prima). Invece esiste un’infrastruttura che magari non si vede, ma senza la quale la parte visibile non potrebbe funzionare. Ad esempio oggi siamo tutti fra le nuvole, tutti con i cloud, i Dropbox e simili, le caselle email che conservano per noi messaggi e files di anni addietro, la cronologia delle attività su Facebook, le foto di Instagram, la memoria di tutti i siti internet…

Già, ma “fisicamente” (se così si può dire) tutti questi dati dove vengono conservati? E’ una massa impressionante: si calcola che sono state create più informazioni negli ultimi due anni che nei 6.000 anni precedenti. Il che non significa che per questo aumenti la qualità della vita. Ma è un trend che al momento pare inarrestabile: si stima che i dati da “salvare” cresceranno al ritmo del 40% annuo nel prossimo decennio. E già oggi siamo arrivati a coniare lo zettabyte, cioè un trilione (mille miliardi) di gigabytes. E dove stanno tutti questi dati? Nei server, certo. Solo che ci vogliono milioni e milioni di metri quadrati ricoperti di server con le loro lucine lampeggianti e i grovigli di cavi. Per questo hanno inventato i Data Center, edifici speciali dove si gestiscono e conservano i server. Sono le cattedrali della memoria globale, dove si riversa l’inconscio collettivo digitale.

Digital Realty Trust è un’azienda specializzata nel costruire, gestire e affittare data center. Possiede 139 edifici sparsi in Europa, Usa, Asia e Australia (e le grandi aziende amano avere i dati salvati in più luoghi diversi): sono 2,3 milioni di metri quadri zeppi di server, che vengono affittati, gestiti, mantenuti, protetti… I clienti vanno dalle mega corporations come AT&T, Oracle, Facebook, Ibm (ad esempio Ibm ha server in 23 edifici, occupa 8.000 mq e paga 109 milioni di dollari l’anno di affitto), fino alle aziende più piccole che danno in gestione il loro cloud e affittano solo una porzione di server.

In tutta questa follia di dati, foto, files da salvare a tutti i costi (quanta parte di tutto ciò sarà davvero essenziale?) comprare azioni della Digital Realty Trust mi pare… sensato.

Mi fermo qui. Naturalmente non ho la minima idea di quali siano le prospettive per i vari mercati nel 2017. Mi sono ben guardato dall’impiegare il tempo seguendo i soliti guru e i Barbanera; né mi pare il caso di partecipare al Rischiatutto sul “E tu comelavedi?” (dove però non ti danno mai un premio). Se posso permettermi un consiglio: lasciate perdere. Ne va della qualità della vita.

Buon anno dal nutrito team di Bassa Finanza.

Riepilogando:

- Per il Portafoglio Giallo, compro:

Digital Realty Trust, quotata al Nyse, codice DLR, isin: US2538681030

- Per il Portafoglio Azzurrino compro:

Nestlé, quotata su Borsa Svizzera (Swiss Exchange), codice isin: CH0038863350

Etf Lyxor Floating rate 0-7 yrs, quotato su Borsa Italiana, cod. isin: FR0012386696

- Per il Portafoglio Bianco compro il fondo:

Parvest Smart Food classic, codice isin:LU1165137149

- Per il Portafoglio Verdolino compro:

AbbVie, quotata al Nyse, codice ABBV, cod. isin: US00287Y1091

- Per il Portafoglio Bolla Fucsia compro:

Lyor Japan Topix hedged, quotato su Borsa Italiana, cod. Isin: FR0011475078

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