top of page

BITTERCOIN

"Mai dire la verità a chi non la merita." Mark Twain

"E anche se hai il mondo su un piatto d’argento

Ti chiedi a che serve

Se non hai qualcuno con cui condividerlo

Qualcuno che si prenda davvero cura di te."

Alicia Keys “If ain’t got you”

Se uno quest’anno non ha guadagnato almeno il 16.000% probabilmente si sente un po’ idiota. Con quello che è successo ultimamente mi sembra il minimo. E ne sono successe di cose.

Bottavio, il pensionato in pensione da sempre, che aveva sempre investito in Bot e Buoni Postali, era sparito da un po’. Non mi chiamava più ogni tre giorni per sapere se stava perdendo lo 0,3%, che al tiggì avevano detto “Apocalisse!, elezioni!, disgregazioni!, migrazioni!...”. Strano.

Poi me lo sono visto arrivare alla guida di un mega suv Mercedes da 550 cavalli rombanti hyper tech, di quelli che praticamente guidano da soli. Stranissimo, lui che era sempre stato morigerato con l’auto. Sceglieva sempre modelli sobri e soprattutto economici: nel tempo era passato dalla NSU Prinz verde moscondoro, alla Alfa Nissan Arna Chilometrissima grigio topo, fino alla Fiat Duna color duna (comprata grazie alla liquidazione).

Il fatto è, ho scoperto, che Bottavio, stanco dei soliti investimenti a rendimento zerovirgola, negli ultimi mesi su consiglio del nipote di 22 anni (da 4 in cerca di occupazione, ma molto tecnologico) aveva investito in Bitcoin, guadagnando subito il mille mila per cento.

Così, mi sono guardato intorno e ho scoperto che non era il solo.

Ad esempio, anche la signora Pina aveva smesso di lagnarsi che non gli trovavo investimenti con un 4% sicuro e senza rischi. “Con le criptovalute ho risolto il problema”, mi ha detto giuliva l’altro giorno al telefono. Niente più bond del Venezuela, quindi. Ora investiva i suoi risparmi in una società dove devi pagare (in Bitcoin) per essere ammesso e poi prendi una commissione ogni volta che presenti qualcun altro. Non so, uno schema che mi ricorda qualcosa. Ma lei era stata sia alla convention che al corso di psico-formazione e sembrava entusiasta di questa società piramidal... cioè, di

investimento che si chiama, mi pare, WanMarch Crypto Inc. e garantisce il 40% l’anno, senza che tu debba fare niente.

In effetti, uno si chiede, se posso guadagnare il 40% l’anno senza far nulla, bisogna esser proprio degli idioti per continuare a lavorare.

Anche Zio Lino da Sorrento, speculatore nell’animo, aveva beneficiato assai delle criptovalute. Con fiuto e lungimiranza aveva comprato Bitcoin quando valevano pochi dollari l’uno. L’unico problema è che per comprare una criptovaluta oggi devi essere o un tecnico informatico, o un hacker russo, o avere al massimo 12 anni. Così si era fatto aiutare dalla nipotina di 6 anni, nativa digitale, che non sapeva ancora leggere ma solo scaricare app. Dopo l’acquisto, essendo tutto virtuale e non essendoci una banca dove metterli… i bitcoin (cioè i codici segreti) erano stati “depositati” in una chiavetta usb. Con la crescita del 16.000 e mila per cento degli ultimi mesi Zio Lino aveva calcolato di possedere oltre un milione in criptovaluta, per cui aveva già dato la caparra (in euro fruscianti) per la nuova villa. Solo che la nipotina aveva bisogno di giga per salvare i cartoni di Peppa Pig e gli aveva cancellato i bitcoin dalla chiavetta. Ma questo l’ha scoperto solo al rogito.

Poteva tenere i codici al sicuro nell’hard disk del computer, penserà qualcuno. Forse, ma a patto di non collegarsi mai a internet con quel computer. Che sarebbe come vivere in un luogo malfamato e aprire la porta di casa dopo aver messo un cartello “Qui siamo ricchi”. Ne sa qualcosa la Bella Figheira, che dopo aver postato su Facebook le foto dell’ultima crociera premio (vinta con le commissioni dei clienti) fatte durante i party in piscina… le ha ritrovate tutte nel sito Hot Milf Ruggenti, con didascalie che promettevano prestazioni particolari.

Purtroppo anche Padre Graziano, il tesoriere dell’Opera Pia Immacolata Addolorata che gestisce i generosi lasciti delle vecchine devote, ha avuto qualche problema. L’altro giorno gli è cascato il telefonino nella vasca da bagno, fulminando fra le altre cose il file con le 120 password e codici utente necessari a sopravvivere oggi. Compresi i codici per accedere alla piattaforma (exchange) dove aveva comprato 1 bitcoin su consiglio di Bottavio. Dopo lunghe ricerche in rete ha scaricato una app gratuita che gli prometteva il recupero dei dati. Solo che era un fake che gli ha infettato il pc e fregato l’identità, il riconoscimento facciale 3D e l’impronta digitale per rivendere il tutto in rete, nel dark web. Nel frattempo lui, ancora ignaro ha provato a chiamare l’help desk dell’exchange per recuperare il suo bitcoin. Ma si è intromesso un malware, e al posto dell’operatore moldavo gli ha risposto un Robocoin che l’ha fatto parlare 5 minuti per fott... fregargli anche l’impronta vocale.

Così, poco dopo Padre Graziano si è trovato in casa le squadre speciali anti terrorismo alle quali non è riuscito a spiegare come mai dal suo computer partissero messaggi inneggianti al terrorismo con la sua voce e il suo volto, e come mai ci fossero transazioni finanziarie per l’acquisto di armi autorizzate con i suoi codici e persino l’impronta digitale. Ci sono voluti mesi prima che lo rilasciassero e dissequestrassero gli edifici dell’Opera Pia (vecchine incluse).

Ora Padre Graziano è all’eremo di Camaldoli a fare il Centerbe. E penso che a breve andrò a trovarlo per fermarmici un po’.

E Bottavio?

Beh, l’altro giorno c’è stata un po’ di volatilità, che le criptovalute sono così: non è che salgono e basta, e il patrimonio gli si è dimezzato in mezz’ora. Naturalmente gli è venuto un colpo ed è finito al pronto soccorso.

“Per fortuna che il mio suv mi ci ha portato in un attimo”, mi ha sussurrato dal letto di ospedale con flebo e tubi vari, “ho detto: Pronto Soccorso! e il software ha subito trovato le coordinate”.

“Con quello che vale posso sempre venderlo per rifarmi delle perdite…”

Mentre parlava, io guardavo fuori dalla finestra della sua camera. Da lì si vedeva il parcheggio dell’ospedale. Il suv di Bottavio si stava muovendo. Anzi, se ne stava proprio andando. Da solo: pilotato a distanza dal solito hacker russo.

A questo punto, praticamente mancano solo i F.lli Boscoli, i maestri dell’investimento con il senno di poi. Anche in questo periodo loro non hanno dubbi:

“Quando sale si vede”.

E per agevolare il trend rialzista si sono lanciati in una nuova attività consulenziale rivolta alle piccole aziende le cui quotazioni languono da anni e alle quali promettono di far decuplicare il proprio valore in Borsa. I saggi F.lli hanno infatti scoperto che oggi è sufficiente modificare il nome all’azienda, inserendo parole accattivanti tipo Bitcoin, Crypto, Tech Finance, o Blockchain, per eccitare subito gli animi di investitori avveduti come Bottavio e la signora Pina, che non ci vedono più e cominciano subito a comprare, scatenando reazioni a catena ed effetto domino.

Così, ad esempio hanno suggerito alla AE Innovative Capital (una piccola aziendina tedesca in campo tecnologico) di cambiare il nome con un molto più figo Bitcoin Group. Risultato: +1.100% quest’anno.

E’ andata un po’ peggio alla Bioptix, un’azienda biotecnologica di diagnostica, che ha pensato bene di sfruttare la passione per il termine Blockchain , la tecnologia emergente che è alla base delle transazioni in criptovalute; una roba che tutte le volte che provo a capirla mi sento scemo, e quando mi metto a leggere gli articoli tipo “La blockchain facile spiegata a Zio Lino” mi addormento sempre prima di lui. (1)

Ad ogni modo, la Bioptix modificando il suo nome in Riot Blockchain quest’anno è salita solo del 700%.

Niente rispetto alla svizzera Crypto Company (un’azienda con ben 2, ripeto: 2 dipendenti), che da quando ha dichiarato di volersi occupare di criptovalute ha fatto il +2.500% dal 4 al 18 dicembre (salvo poi venir sospesa dalle contrattazioni perché i regulators vogliono vederci un po' più chiaro).

Ci sono moltissimi altri casi di aziende che anche solo dichiarando di voler entrare nel mondo delle cripto valute salgono a razzo. Tipo la LongFin Corp, di cui non sappiamo quasi nulla salvo che si occupa di “finanza alternativa” ed è stata quotata al Nasdq il 12 dicembre intorno ai 5 dollari. Ma tre giorni dopo ha dichiarato di aver acquisito una company che si occupa di crypto etc. E il prezzo delle azioni è passato subito da 5 a 125 dollari, per poi scendere verso i 55 di oggi (comunque +1.000% in due settimane).

I F.lli Boscoli stanno quindi avendo un grande successo con la loro strategia di consulenti rialzisti, e il loro ultimo capolavoro è certamente quello del The freddo. La Long Island Iced Tea fino a pochi giorni fa produceva quel che dice il suo nome: the freddo. Ma dato che i profitti non erano un granché e le azioni stavano perdendo il 50% negli ultimi 6 mesi, ecco il colpo di genio: hanno pensato bene di cambiare il nome in… udite udite: Long Blockchain. Bevande virtuali, insomma. Così il 20 dicembre, giorno dell’annuncio, il titolo ha fatto subito +300%. Chilavrebbemaidetto.

Lo so, a questo punto non ci credete. Ma non c’e n’è una inventata; anzi, ce ne sono molte altre. Controllate. (2)

Non so perché ma mi viene sempre in mente la frase di Joel Greenblatt, uno che di mercati se ne intende:

“Investire in qualcosa di cui non si conosce bene il funzionamento equivale a correre attraverso una fabbrica di dinamite tenendo in mano un fiammifero acceso. Anche se si sopravvive, si resta degli idioti.”

Ma, a proposito di idiozia. Dicevo all’inizio che se uno quest’anno non ha guadagnato almeno il 16.000% con i suoi investimenti rischia di sentirsi un po’ idiota. Bombardato da quegli utilissimi articoletti che iniziano con “Se tu avessi comprato Bitcoin a inizio anno oggi avresti fatto il +1.000 mila per cento…” e amene boiate del genere. Sono balle.

Infatti, eccetto rari casi, se tu avessi comprato Bitcoin a inizio anno ci avresti investito quattro palanche coi polsi tremanti (o, come dicono alcuni “ci metto un cippino”). Dopodiché, nel 99% dei casi, li avresti venduti al primo +50% congratulandoti con te, ma perdendo poi il restante +950% e rimanendo con quattro palanche e poco più. Se invece fossi incappato subito in uno dei tanti -20% giornalieri, avresti acceso i soliti ceri votivi giurando che se fosse tornato in pari l’avresti venduto subito e mai più guardato. Amen.

Il fatto è che la finanza pervade ormai ogni aspetto e quindi gli argomenti non finiscono mai.

Alla gente piace dibattere di temi finanziari: quale sarà l’impatto della riforma fiscale di Trump sulle Borse? e le elezioni Italia? ma il futuro del dollaro? Si dice che la Fiat… e il petrolio? cosa si prevede per il 2018? chi vincerà la Champions League?...

Purché sia gratis, naturalmente: quattro chiacchiere al bar.

Così a volte, confesso, lascio perdere. Ci sono volte in cui ci sarebbe bisogno di una decisione veloce, vendere subito una posizione che non funziona, o comprare senza pensare, oppure cambio idea su un titolo, che prima evitavo come la peste e invece poi l’ho studiato a fondo… ma la sola idea di dover spiegare, giustificare, dibattere, quarantaquattro chiacchiere… a volte – semplicemente - lascio perdere. Ci vuole troppo tempo. E poi troppo stress.

Come dice Chris Weber, investitore e consulente di lunga data:

“Ammetto che ci sono tipi di stress importanti, come quello che provi mentre cerchi di migliorati in ciò che fai. Ma lo stress che la gente nervosa e agitata per i propri investimenti ti scarica addosso, non solo non è di alcun aiuto, ma porta certamente a fare cattive scelte di investimento.”

Dev’essere un vizio diffuso quello di pensare di sapere, solo perché si son letti un po’ di titoli e qualche flash news, spot, online, real time. L’altro giorno sulla porta dell’ambulatorio di un ospedale di Milano è apparso questo cartello:

"Coloro che si sono già diagnosticati da soli tramite Google, ma desiderano un secondo parere, per cortesia controllino su yahoo.com” (3)

Pensare di sapere perché si hanno una miriade di nozioni più o meno vere e/o approssimative, un ammasso di stimoli emozionali veloci, è il motivo per cui oggi le folle si fanno fotter... ingannare e manipolare più facilmente che in passato, quando le informazioni scarseggiavano. Matuguarda.

Così oggi, con le googlate dove si parla solo dei bitcoin al 16.000 e mille mila per cento, in tanti dimenticano che la realtà dei mercati “tradizionali” è molto molto diversa. Quest’anno l’indice generale delle borse mondiali Msci World (in euro) ha fatto circa +8%, altro che mille mila. Lo Standard & Poor 500 (in euro) è a +9% scarso. Naturalmente arrivano quelli che dicono “si vedeva che il dollaro avrebbe perso, bastava vendere prima…” e io mi tappo le orecchie.

E i titoli di stato, le obbligazioni fino a 5 anni di durata rendono lo 0,02%; per quelle più brevi si scende a -0,4% (meno zerovirgolaquattro). L’indice Barclays Euro Aggregate, una sorta di mix fra bond corporate e titoli di stato investment grade con durata 6/7 anni, concluderà l’anno forse a +1%. I junk bond (ribattezzati high yield per appiopparli alle vecchine allo sportello, infilati nel fondo con le cedoline) quando va bene rendono il 2%, a meno che non ci si riempia di bond greci, che magari un 3% ce lo danno. E proprio i bond sono la bolla delle bolle delle bolle… ma tanto non interessa a nessuno.

Oggi la prudenza viene punita. Il buon senso continua ad essere stravolto e capovolto dalle distorsioni finanziarie. Alle tante persone che son lì preoccupate di non guadagnare abbastanza, che son lì a calcolare i centesimi delle posizioni vorrei dire: datevi pace, per favore. Fate un sorriso: i soldi ci sono, non si è vista alcuna catastrofe..

Purtroppo sembra che molte persone abbiano proprio bisogno di lagnarsi, lamentarsi, un grido di dolore… dev’essere nella natura umana.

Come diceva il poeta T.S. Eliot:

“Questo è il modo in cui il mondo finisce

Non con uno schianto, ma con un piagnucolio.”

Che peccato: invece di alleggerire i fardelli e cercare di vivere appieno questo breve periodo di passaggio.

Come si diceva all’inizio:

E anche se hai il mondo su un piatto d’argento

Ti chiedi a che serve

Se non hai qualcuno con cui condividerlo

Qualcuno che si prenda davvero cura di te.

E ora che si fa?

Tanto per confermare il trend, poche ore fa la Pareteum Company, un’aziendina che si occupa di (cito dal sito, se ci capite voi qualcosa): “mobile networking e servizi per i virtual network operator e le aziende della Internet of Things”, etcetera, compresa la supercazzola high tech… poche ore fa ha dichiarato che per la sua piattaforma cloud offrirà a breve servizi con tecnologia blockchain. Chissà, forse hanno fatto questo comunicato perché da anni sono in perdita? Chissà.

Naturalmente, al solo menzionare il temine magico, il titolo quotato al Nasdaq ha fatto... +120% in un giorno. Ci dev’essere lo zampino della F.lli Boscoli Advisory, perché i titoli sono passati da 0,10 (azienda circa fallita?) di inizio anno a 1,90 di oggi: +1.800%. Che a pensar male un potrebbe pensare che i dirigenti son lì che non riparano a vendere le loro azioni che poco prima non valevano un pippcoin.

Ora, non vorrei che con tutti questi discorsi si pensi che io ho un’opinione negativa sulle criptovalute e compagnia bella. Tutt’altro. Semmai ho un’opinione negativa sull’idiozia che genera le bolle. Ma questa è un’altra storia. La storia del fenomeno psicologico che in inglese si definisce FOMO (Fear Of Missing Out), la paura di rimanere tagliati fuori, di perdere il treno. Paura che con la velocizzazione esponenziale della circolazione delle news e con i social diventa sempre più frenetica…

Così, al di là dei giochini, dei “cippini” e delle quattro chiacchiere, la responsabilità che sento verso chi legge mi porta ad essere molto cauto. Anche perché una delle regole dei Portafogli Colorati è che dentro ci siano investimenti facilmente replicabili da chiunque tramite un intermediario finanziario “normale”. E questo, a oggi, non è certo il caso delle criptovalute.

Sono abbastanza sicuro che ci troviamo di fronte a una rivoluzione tecnologica, che probabilmente in poco tempo (ma comunque anni) modificherà profondamente il modo di funzionare di internet e le nostre interazioni con gli oggetti, i soldi, le banche, le comunicazioni, le persone… In un modo che oggi è difficile da immaginare. Così come 20 anni fa era difficile immaginare l’Amazon di oggi, 10 anni fa chi avrebbe pensato a Whatsapp, eccetera… Per non parlare dei progressi tech nel campo della salute, come in tanti altri.

Non che mi senta particolarmente entusiasta, come certi che invece son lì a profetizzare la nascita della democrazia digitale e roba del genere. Ma è un trend in corso e non ho il lusso di potermi ritirare a vivere in un bosco (al momento…).

Solo che queste rivoluzioni, nelle fasi iniziali possono essere molto cruente, lasciando per strada tanti cadaveri e pochi superstiti. A volte gli ultimi saranno i primi, nel senso che i primi sono defunti da tempo. MySpace è stato, nel 2003, uno dei primi tentativi di social network. Sul suo sito si potevano fare blog, profili, scambiare foto, etc. Un successone. Ma, a ben guardare non funzionava molto bene: era piuttosto difficile e macchinoso. E con l’arrivo di Facebook e Twitter è stato letteralmente spazzato via: nel 2005, al top del fulgore, MySpace era stato comprato dalla News Corporation di Murdoch per 580 milioni di dollari. Sei anni dopo, liquidato per 35 (-94%).

Non so se mi spiego. Vorrei evitare che il Bitcoin diventi un Bittercoin (un coin amaro) e che la tecnologia Blockchain tanto promettente ed eccitante, si trasformi in una Bloodchain (una catena di sangue) quando magari viene soppiantata da una nuova tecnologia più funzionale, come quasi sempre avviene durante queste evoluzioni. Che poi tutti lì con le azioni di MySpace in mano a dire chilavrebbemaidetto.

Sarà il mio solito scetticismo. O forse mi turbano un po’ certe dinamiche ben note che rivedo apparire all’orizzonte. Come l’ingegneria finanziaria che sta saltando addosso alle criptovalute, ad esempio con i nuovissimi futures sul Bitcoin. Oh, che bello, i derivati sulle criptovalute ci mancavano.

Oppure mi fermo di fronte a certe stonature (almeno per il mio orecchio) quando sento i filosofi entusiasti, per cui il Bitcoin rappresenterebbe la decentralizzazione della moneta, slegata quindi dal controllo degli avidi finanzieri e porterebbe ad un sistema più equo e funzionale. Può darsi, nel tempo. Ma nel frattempo mi pare che il controllo del Bitcoin sia di fatto in mano a… poche mani. Dai dati disponibili infatti mi sembra che la “creazione” di Bitcoin sia oggi concentrata in pochissime aziende (miners): in pratica il 60% del mercato è in mano a 4/5 di loro. Alla faccia della decentralizzazione. Forse mi sbaglio o non ho ben capito, perché non sento mai trattare quest’aspetto. E poi mi viene sempre in mente il fatto che anche internet era nata per decentralizzare, mentre ormai sono anni che non si fa altro che centralizzare e pochi players controllano tutto: ci sono i social che sanno tutto di te e i motori di ricerca che tutti usano e se una cosa non te la fanno trovare la gente pensa che non esista.

Lo so, lo so, non faccio altro che leggere e sentir dire le parole fatidiche: “Questa volta è diverso. This time is different”.

Può darsi. Io però aspetto di vedere se invece anche questa volta è come sempre, e a un certo punto sentiremo di gente che si indebita con i mutui sulla casa per comprare bitcoin, o che lascia il lavoro per fare il trading sulle cripto che si guadagna facile e subito.

Nel frattempo non ho voglia né tempo di intavolare dibattiti, tavole rotonde, dissertazioni, crociate e conversioni. Tanto meno se gratis.

Ciò non toglie che siamo in pieno fermento tech, e quello tecnologico è anche il settore più “figo”, dove si riversano tipicamente i flussi di investimento in cerca di crescite veloci. Specialmente nelle fasi finali dei rialzi.

Allora avrei pensato di creare un nuovo Portafoglio Colorato, dove mettere tutti quei temi di investimento, assolutamente speculativi e volatili, che hanno a che fare, secondo me, con la rivoluzione che stiamo vivendo. Ad esempio la creazione di una nuova infrastruttura per internet, con computer sempre più veloci (sennò addio blockchain); chip sempre più piccoli per gli sviluppi della realtà virtuale e la realtà aumentata, gli occhiali computerizzati, il controllo vocale, ecc…

Dopo una consultazione con Dolores ci è parso che il nome più adatto fosse il Portafoglio Big Babol, dal colore rosso. Spero che così sia abbastanza chiaro.

A proposito di portafogli (di cui trovate i dettagli qui) .

Dopo uno stillicidio di prezzi calanti negli ultimi 3 mesi, alla fine l’altro giorno è scattato lo stop loss per Sanofi, che saluta il Portafoglio Giallo con un -5,5%.

Trovate tutti i risultati delle posizioni chiuse qui

Allora, per rimanere in tema healthcare penserei alla Philips. Il colosso olandese, che credo tutti conosciamo più che altro per le lampadine, sono ormai 3 anni che ha iniziato un processo di ristrutturazione dividendosi in due (con due diversi titoli azionari): la parte luci & lampadine (che ora si chiama Philips Lighting) e la parte relativa alla tecnologia diagnostica. In quest’ultima la Philips sta investendo parecchio, in particolare per le apparecchiature di risonanza magnetica, utilizzando l’intelligenza artificiale per renderle sempre più accurate e meno invasive. Visti i trend demografici e sanitari, mi pare un campo interessante…

A proposito. Un altro trend che mi pare in grande spolvero è quello del calo dell’udito. Chissà perché se ne sente parlare poco. Secondo le stime è un problema che riguarda centinaia di milioni di persone nel mondo e quasi un milione in Italia. Anche Azzurrina ha bisogno di un aiutino. Allora ci rivolgiamo a un azienda italiana davvero leader nel campo: Amplifon.

Rimanendo in Italia, con tutta questa tecnologia, accolgo volentierissimo la segnalazione contrarian fatta da un’attenta e affezionata lettrice.

Prima che i bambini comincino a dormire col tablet sul cuscino e i genitori gli diano lo smartphone assieme al biberon, spero che abbiano ancora la possibilità di essere bambini e quindi giocare con le cose (invece che con le app). Ad esempio il Pongo, il Das, i pennarelli Giotto, le matite… Allora andiamo direttamente da chi produce tutto ciò: la Fabbrica Italiana Lapis e Affini, meglio nota come Fila. Fondata a Firenze nel 1920, quest’azienda così… particolare è oggi leader nel campo, presente in 50 paesi del mondo con i suoi marchi che credo tutti abbiamo avuto per le mani.

Per cercare ancora di migliorare la qualità della vita passiamo al Portafoglio Verdolino, dove inserisco un fondo specializzato in aziende cinesi che si occupano di tematiche ambientali e di crescita sostenibile. Strano, eh?

Eppure sembra che anche laggiù stiano cominciando a prendere in considerazione il problema. Non a caso hanno riempito le grandi città di biciclette (come ai vecchi tempi…) per ridurre lo smog. Magari ne hanno prodotte qualche milioncino di troppo e ora gli avanzano:

Fanno sempre le cose con la logica dei grandi numeri… Ma la buona volontà ce la stanno mettendo. (4)

Ad ogni modo, nel portafoglio del fondo China Environmental si trovano aziende che producono auto elettriche, celle solari, luci led, depuratori industriali, etc…

A proposito di Cina. Nel Portafoglio Bolla Fucsia abbiamo l’etf China Enterprise, che replica l’omonimo indice. Il fatto è che questo indice è costituito prevalentemente di grandi aziende nel settore bancario e assicurativo, con un peso del 73% (e zero sui tecnologici). Un po’ troppo per i miei gusti. Allora lo sostituisco con un altro etf che replica un indice diverso, in particolare il Ftse50 China. In pratica rimaniamo in Cina e nelle blue chips, ma con un peso dei finanziari ridotto al 56%, mentre i tecnologici salgono all’11%. (5)

A questo punto inauguriamo il nuovo Portafoglio, il Big Babol. Della serie: io speriamo che me la cavo, edizione 2018.

Come ho già detto non mi sento particolarmente idealista/entusiasta sulle nuove tecnologie, le macchine che guidano da sole, gli occhiali che ti dicono dove andare, il frigo che ti telefona per ricordarti di comprare il latte… Ma siamo qui anche per fare investimenti. O meglio, in questo caso, speculazioni.

Comincio con Amazon. Ebbene sì. E’ salita talmente tanto che mi vengono le vertigini a comprarla. Ma in questo caso mi interessa la parte tech, meno nota: Amazon Web Service, con la quale ad esempio già detiene il 30% del mercato dei cloud. E chissà, che il buon Bezos non stia pensando alla blockchain…

Ancora un salto in Cina e compro JD.Com, che probabilmente non abbiamo mai sentito nominare. Ma si tratta letteralmente della Amazon cinese. La differenza è che laggiù il camioncino JD ti porta le cose ordinate in un paio d’ore…

Rimanendo sui “negozi”, compro Overstock.com, il primo retailer online ad accettare pagamenti in Bitcoin (fin dal Paleolitico… cioè dal 2014). Il fondatore è un tale fautore di queste tecnologie da aver creato un’apposita sussidiaria di Overstock (Medici Ventures) che finanzia start up per sviluppi e applicazioni, tipo come permettere a chi non ha un conto in banca - e sono tanti nei paesi emergenti - di saltare direttamente il sistema bancario, effettuando transazioni su sistemi alternativi.

Parlando di sviluppi e applicazioni, compro Snapchat che sembra più che altro un social del cazzeggio per i teenager, ma forse ha qualche altra potenzialità (ad esempio nell’augmented reality) che in questo momento non viene percepita. Chissàperché, mi chiedo, il colosso cinese Tencent si è comprato recentemente il 12% delle azioni Snap. Che fra l’altro, dopo la quotazione in pompa magna nel marzo scorso, è venuta giù del 40%. Proprio come successe a Facebook quando si quotò nel 2012…

Dopo tante cose che si vedono in bella mostra, andiamo dietro le quinte.

Advanced Micro Devices produce i processori super mega veloci che fanno andare i computer a una velocità sufficiente per fare tutte le miriadi di cose necessarie nei processi di Intelligenza Artificiale ed elaborazioni alla velocità della luce, come quelle che servono per le transazioni con le criptovalute… E’ diventata una delle due aziende al mondo leader nel campo delle Gpu (Graphic processing units), utilizzate ad esempio per le macchine che imparano a guidare da sole (l’altra azienda è Nvidia, il cui titolo è già andato nella stratosfera).

Micron Technology si occupa di “memorie”, Ram, Dram, Nvm , Nand (utilizzate oggi negli Ssd, i Solid state drives, le alternative molto più rapide ai “vecchi” hard disk) e di tutte quelle cose che servono a far andare più veloci i computer, come ben sa chi, con “poca ram” cerca magari di scaricare un video… Detiene già una bella fetta di questo mercato strategico (accanto ai soliti colossi come Intel, Samsung, Toshiba) e ovviamente sta cercando di sviluppare cose che vadano infinitamente più veloci.

Ma non si può essere veloci ed energeticamente efficienti se non si è piccoli. Ecco perché la miniaturizzazione ha un ruolo così importante. In fondo in un normale smartphone di oggi, si dice, c’è il corrispettivo di una sala controllo della Nasa dei tempi della missione Apollo. E magari fra un po’ tutto ciò si troverà dentro un bracciale-orologino (sempre più inquietante...).

Fino al 2008 i produttori di semiconduttori (la rete di circuiti e transistors attraverso cui scorre la “vita” degli apparecchi elettronici) riuscivano a mettere sulle matrici (i cosiddetti circuiti stampati) 1 transistor ogni 45 nanometri. Che già si fa fatica a immaginare, dato che ci vogliono 1 milione di nanometri per fare 1 millimetro. Oggi però la miniaturizzazione è arrivata a mettere i transistor alla distanza di 10 nanometri. Cioè, in un millimetro quadrato ce ne stanno 100 milioni contro i 3,3 milioni del 2008.

L’azienda leader in questo campo così invisibile quanto vitale è un colosso olandese di nome ASML Holding, che produce ciò che serve agli altri per produrre i microchip e detiene oggi il 60% del mercato dopo aver surclassato Canon e Nikon. In pratica le varie Samsung, Intel & co. in giro per il mondo si servono di macchinari Asml per produrre i mini chippini da mettere negli apparecchi. L’azienda è ovviamente all’avanguardia nella miniaturizzazione e sta lavorando alla creazione di matrici dove i transistor siano alla distanza di 7 e poi 5 nanometri, praticamente raddoppiandone il numero rispetto ad oggi.

A questo punto mi fermo. Aggiungo solo che, per la natura volatile dei titoli, nel Portafoglio Big Babol, gli stop loss saranno più ampi del solito…

Intanto, siamo di nuovo alla fine di un anno. Di già.

A tutti coloro che stanno pensando, facendo bilanci, o magari preoccupandosi per il futuro, vorrei dire qualcosa. Scusate, mi viene così.

Ci sono percorsi di vita che cambiano, stagioni che vanno. A volte è bello, a volte meno. Qualche volta c’è dolore, distacco. Altre volte sono emozioni che ti riempiono. Altre bisogna solo imparare ad accettare e avere fiducia.

Avere con chi condividere i passaggi è un dono prezioso.

Ci sono cose che non vanno come si vorrebbe.

L’importante è sapere che se hai fatto il 100% di quello che potevi, non dovresti avere rimpianti.

Ci sono cose che non si possono controllare.

Il fallimento non esiste, è un invenzione di menti diaboliche per generare amarezza e senso di colpa e levare il sorriso. Ma se levi il sorriso, alla fine ti muore qualcosa dentro.

Nel grande contesto della vita e dell’universo il concetto di fallimento non ha senso.

Non ha nessuna importanza.

Tutti gli errori si possono perdonare, quando si è sinceri; e quasi tutto si può aggiustare. L’importante è cercare di non fare cose o errori irreparabili.

Per il resto, la paura è solo una fregatura della mente: ti rovina il presente proiettandoti in un futuro che spesso non esiste.

La maggior parte delle cose cui diamo grande importanza, in realtà non ne ha.

Credo sia importante pensarci su.

Riepilogando:

Per il Portafoglio Giallo compro:

- PHILIPS, quotata su Borsa di Amsterdam o Equiduct, cod. isin: NL0000009538

Per il Portafoglio Azzurrino compro:

- AMPLIFON, su Borsa Italiana: cod. isin: IT0004056880

Per il Portafoglio Bianco, dei bambini, compro:

- FILA, Fabbrica Italiana Lapis e Affini, su Borsa Italiana, cod. isin: IT0004967292

Per il Portafoglio Verdolino, compro:

- Fondo East Capital CHINA ENVIRONMENTAL, cod. isin: LU0289591256

Per il Portafoglio Bolla Fucsia

Vendo:

- Etf Lyxor China Enterprise

Compro:

- Etf Db-X FTSE China 50 trn, su Borsa Italiana, cod. isin: LU0292109856

Per il Portafoglio Rosso Big Babol

Compro:

- AMAZON, sul Nasdaq, isin: US0231351067

- JD.COM, sul Nasdaq, isin: US47215P1066

- SNAP INC, sul Nyse, isin: US83304A1060

- OVERSTOCK.COM, sul Nasdaq, isin: US6903701018

- MICRON TECHNOLOGY, sul NASDAQ, isin: US5951121038

- ADVANCED MICRO DEVICES, sul Nasdaq, isin: US0079031078

- ASML HOLDING, su Borsa di Amsterdam o Equiduct, isin: NL0010273215

Io e Dolores vi ringraziamo per l’attenzione. A presto.

Giuseppe Cloza

------------------------------------------------

Note

© 2010-2017 Bassa Finanza Le informazioni pubblicate non devono essere considerate una “sollecitazione al pubblico risparmio” né una promozione di alcuna forma di investimento ne' “raccomandazioni personalizzate” ai sensi del Testo Unico della Finanza, trattandosi unicamente di informazioni standardizzate rivolte ad un pubblico indistinto (cfr. art 69, comma 1, punto c, Regolamento Emittenti Consob e Considerando n.79 della direttiva Mifid 2006/73/CE) al fine di offrire un mero supporto informativo e decisionale agli utenti mediante l'elaborazione di un flusso informativo di dati, notizie, ricerche e analisi. Proprio perché le raccomandazioni fornite non possono intendersi personalizzate rispetto alle caratteristiche del singolo utente, potrebbero non essere adeguate rispetto alle conoscenze ed esperienze, alla situazione finanziaria e agli obiettivi di investimento del singolo utente, che infatti non sono stati presi in considerazione e valutati.

Post recenti
Archivio
Cerca per tag
Non ci sono ancora tag.
Seguici
  • Facebook Basic Square
  • Twitter Basic Square
bottom of page