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PERCHE' NON SI GUADAGNA

Ho dedicato un bel po' di tempo a studiare per conto mio in biblioteche e posti del genere. Ho scoperto che bisogna guardare alle cose del passato, per poi vederle sotto una nuova luce.

John Coltrane

Dicono che il denaro non faccia la felicità, ma se devo piangere preferisco farlo sul sedile posteriore di una Rolls Royce piuttosto che su quello di una carrozza del metrò.

Marilyn Monroe

Beh, se investire fosse facile, tutti noi saremmo ricchi.

Chris Mayer

Se a qualcuno interessa sapere come mai è così difficile guadagnare sui mercati, avrei maturato qualche opinione, frutto di lunghe riflessioni basate sull’esperienza diretta. Dico esperienza concreta, appunto: che nel campo degli investimenti le teorie e i manuali accademici sui mercati, e/o le chiacchiere inconsapevoli o campate in aria hanno già fatto più danni delle bombe d’acqua sui campi di grano…

A chi la cosa non interessasse, suggerisco di saltare il tutto, o al limite andare direttamente in fondo al testo per vedere se c’è qualche titolo o idea nuova.

Il motivo per cui non si guadagna ha a che fare secondo me con una combinazione di tre fattori:

Uno - la finanza comportamentale, cioè il comportamento dei risparmiatori

Due - il comportamento dei mercati finanziari

Tre - il comportamento dei consulenti

Punto numero UNO.

Parlando di “finanza comportamentale” non mi riferisco - in questo caso - solo a quella scienza che studia le reazioni del cervello di fronte ad esempio a una perdita sui mercati. Reazioni che in genere fanno più danni della grandine sul campo di grano di cui sopra. Ad ogni modo, su questo tema specifico, una cosa la posso dire, verificata in anni di osservazioni dirette: bisognerebbe investire solo il denaro che ci si può permettere di perdere. Che, pur sembrando un controsenso, è secondo me l’applicazione pratica di ciò che già dicevano i romani un paio di millenni orsono (Petronio):

Chi ha i soldi naviga con vento sicuro.

Nel senso che solo investendo a cuor leggero (indipendentemente dalla cifra, cioè: non è necessario essere milionari) si possono sostenere le oscillazioni e i rovesci dei mercati e avere la pazienza e la serenità per attraversare periodi di incertezza o di noia improduttiva senza farsi angosciare.

Per guadagnare sui mercati finanziari è infatti necessario superare tutto ciò: guardate qualunque grafico di un qualunque titolo o indice “vincente” e vedrete che senza affrontare a cuor leggero le fasi di cui sopra, spesso molto lunghe, avreste probabilmente venduto molto molto prima che l’investimento desse i suoi frutti.

Comunque, una cosa è investire, altro è cercare di conservare il capitale. E parlando di finanza comportamentale qui mi riferisco più che altro al comportamento e atteggiamento di certi risparmiatori.

Purtroppo pare che molti italiani abbiano il Dna modificato e siano programmati per aspirare a un rendimento del 5% ma senza rischi.

Una peculiarità ormai nota anche in America, assieme a pizza, spaghetti e o’ sole mio. Ecco le recenti parole di Chris Weber, gestore e consulente Usa:

“Ci sono scelte difficili da fare e per alcuni saranno molto dure… Sto pensando in particolare ai miei amici italiani, che per decenni hanno contato su un rendimento del 5% facile facile grazie alle obbligazioni… Purtroppo per loro, quando sei abituato in un certo modo per 35 anni, cambiare e pensare in modo nuovo è molto difficile. Ma il mio consiglio urgente è proprio questo: cambiare subito il modo di pensare e di approcciare gli investimenti. E’ ciò che può fare la differenza fra proteggere i risparmi accumulati e vederli invece evaporare lentamente proprio nell’autunno della vita.”

Sarà forse per quest’approccio che, quando si parla di soldi e investimenti, convinzioni e atteggiamenti che in alti campi sarebbero considerati curiosi o assurdi diventano improvvisamente “normali”.

Dev’essere questo Dna modificato dai Bot e i Buoni Postali, cedole facili degli anni d’oro, che attiva in automatico nel risparmiatore un filtro della realtà, che se invece venisse applicato in altri campi darebbe risultati assai curiosi.

Come quando, dopo che hai spiegato minuziosamente tutto lo scibile sulla situazione attuale dei mercati, dopo due ore di dissertazioni che partono dalle guerre puniche, ti viene detto:

“Simapperò… mi consigli lei solo quegli investimenti che guadagneranno.”

Come se uno andasse da un avvocato a dire: “Mi faccia fare questa causa solo se se la vinceremo”.

E, mentre il professionista lo guarda con occhi sgranati, lui insistesse:

“Qualcuno a Palazzo di Giustizia le darà certamente qualche dritta per sapere se vinceremo o no”.

Che corrisponde alla tipica frase:

“Qualcuno da Milano, alla sede della banca, le manderà di certo dei report con informazioni segrete per un guadagno sicuro”.

Cui segue in genere, con tono un po’ stupito/spazientito: “Insomma, l’esperto è lei sennò cosa la pago a fare?”

Al che, mentre l’avvocato probabilmente farebbe una risata accompagnando il signore alla porta, il consulente-venditore in genere subisce e digerisce per paura di perdere il potenziale cliente.

Paura che se ne vada dalla Bella Figheira, la consulente della banca accanto (una per ogni angolo e crocevia).

Che è un po’ il motivo per cui il risparmiatore col Dna modificato cerca di farti sentire sempre sotto esame, con la carota che sventola sempre un po’ più in là.

Come se uno, avendo quattro carie da curare, andasse da quattro dentisti diversi per “diversificare”, mettendoli poi in competizione fra loro.

Forse con i dentisti non succede perché loro hanno in mano il trapano.

E poi c’è sempre questo filtro alla realtà, per cui la realtà - se non piace – la si può evitare.

Come se uno andasse dal commercialista per gestire al meglio gli aspetti contabili, ma quando ci sono da pagare Imu e Irpef dicesse: “Simapperò… io l’Imu non la voglio. L’altro commercialista – il Bel Figheiro - ha detto che non me la fa pagare.”

Certo.

Tanto non si vuole ascoltare. Dev’essere uno dei principali problemi dell’essere umano. Non sarà per caso che la liberazione dalle illusioni è l’obiettivo principale da millenni di molte filosofie. Siamo proprio cocciuti.

Alcuni dicono che le persone non si possono cambiare. A me pare che il punto sia un altro: cambiare costa fatica.

Ma, a proposito di pagare.

Il risparmiatore con Dna modificato, dopo averti fatto spiegare dall’arca di Noè in poi, dopo aver sbottato che guadagna come si aspettava, lasciando intedere che nella banca accanto le cose vanno meglio… eccetera, dopo ti saluta e se ne va. E’ gratis, ovvio: sono solo quattro chiacchiere.

Un po’ come se uno avesse l’abitudine di andare periodicamente in un negozio di vestiti, standosene lì sempre un paio d’ore, provando tutto e monopolizzando i commessi (che più sono attenti e servizievoli e più lui se ne approfitta), una, due, tre, quattro volte… Poi compra solo un paio di calzini, chiedendo lo sconto. Tutto il resto è gratis.

Ma quando devi andare da un medico per qualcosa di importante, in genere non pensi di uscire senza pagare. Forse proteggere e conservare i propri risparmi non è considerato importante, oppure viene vista come una cosa che chiunque può fare.

Il risparmiatore modificato fa come quelli che quando gli peggiora la vista vanno dall’ottico invece che dall’oculista, “che tanto è uguale”. E dopo aver risparmiato sulla visita e pagato gli occhiali, quando si accorgono di vederci peggio di prima, devono andare dall’oculista, aspettare l’appuntamento con l’emicrania, pagare la visita e ricomprare gli occhiali.

“Chi più spende meno spende” dice la saggezza popolare.

Che è anche il motto di Dolores quando esplora borse e mercati (griffati).

Per non parlare del rischio e la volatilità degli investimenti, concetti a cui certi risparmiatori forse si abitueranno fa un paio di ere geologiche. Ma loro vogliono guadagnare ugualmente. Come se uno andasse a Gardaland e pur soffrendo di vertigini e pressione alta, fregandosene dei cartelli di avvertimento, salisse sempre sulle montagne russe “Kamikaze”, quelle dove sfrecci a 30 metri di altezza a testa in giù.

Nel mondo reale, alla terza volta che devono bloccare la giostra causa attacco di panico, farlo scendere con l’ambulanza e la terapia psicologica… la Direzione del parco gli presenterebbe il conto. E probabilmente non lo farebbe più entrare.

Le azioni compiute portano conseguenze, anche se si fa finta di non leggere i cartelli di avvertimento. E’ una cosa che dovrebbe far parte del bagaglio educativo fin da piccoli. Ma il risparmiatore modificato è convinto di no: per lui questa legge non vale. Lui gode di un’esenzione speciale.

E siccome la realtà dei tassi a zero non lo tange, vuole guadagnare senza guardare i cartelli, ma ogni volta che la borsa fa -2% gli ci vuole il defibrillatore e poi il gruppo di ascolto. Tanto è gratis.

Ma in fondo forse non è solo colpa sua. Dipende anche dai consigli dell’amico.

Già, pare che quasi tutti abbiano l’amico o il parente che si occupa con successo di risparmio e investimenti. Così a occhio ci devono essere almeno un migliaio di guru per chilometro quadrato.

E come l’erba del vicino, sono sempre più buoni e più bravi. Ma forse l’erba del vicino era canapa, con qualche effetto sulla percezione della realtà. Che sennò con un guru ad ogni angolo e crocevia, dovrebbero essere tutti ricchi.

In genere funziona che tu fai gli studi, le analisi, ti sobbarchi le lunghe spiegazioni… e poi loro vanno dall’altro, che gli dice solo “Firma qui, qui e qui!” e prende le commissioni.

Poi, quando qualcosa non quadra, si torna a chiedere un parere (gratis) a chi si è dimostrato competente e disponibile.

E’ un po’ come se una donna si rivolgesse regolarmente a tre ginecologhe diverse per gli stessi problemi. Da due si fa dare consulenze e spiegazioni; la terza la paga, anche se non è necessariamente la migliore: è l’amica, la parente che fa lo sconto, o la conosce da tanti anni ed è tanto gentile…

Ma quanti consulenti volete avere?

Investire soldi (e anche solo conservare il capitale) è un processo complesso, un percorso che necessita di condivisione, consapevolezza e forse soprattutto coerenza. Bisogna fare delle scelte, prima, durante, e dopo. Scelte che necessitano di coerenza. Nel mondo reale non ti prepari per una spedizione nei fiordi scandinavi e poi a metà strada ti dicono che preferivano un villaggio turistico ai Caraibi. Nel mondo dei risparmiatori “Simapperò”, pare sia ritenuta una cosa normalissima.

Come se uno andasse da chef Cannavacciuolo e gli chiedesse di spiegargli i segreti per un filetto perfetto. Ma dopo due ore gli dice che è vegano. Nel mondo reale non gli verrebbe consentito di tornare a chiedergli qualcosa. Sono cose che bisogna anche meritarsi.

E questo era secondo me il punto UNO del perché non si guadagna.

Il punto DUE dice che a volte non si guadadgna semplicemente perché… dipende dai mercati.

Già, i mercati finanziari molto spesso non vanno come si vorrebbe. Non sono lineari come una formula matematica usata da un ingegnere per costruire la casa.

C’è un’infinità di fattori imprevedibili e variabili aleatorie che rendono il processo di investimento una cosa fluida, viva, che necessita di continui aggiustamenti e decisioni. Oggi i mercati finanziari pervadono in un modo o nell’altro ogni aspetto delle nostre vite. E oggi abbiamo la globalizzazione e le informazioni in tempo reale.

Per questo non si può parlare solo di performance. Non so se è chiaro. Simapperò.

Il punto numero TRE dice che se non si guadagna, a volte dipende anche dal consulente. Ovvio, no? Per questo, se - non basandovi solo sulle performances del momento - ne trovate uno competente e assolutamente affidabile, suggerisco fortemente di tenerselo caro. Non è scontato.

E ORA CHE SI FA?

“Il modo più sicuro di raddoppiare il tuo denaro è di piegarlo in due e mettertelo in tasca”

Kin Hubbard

“Non bisogna correre dietro ai soldi, bisogna andargli incontro”

Aristotele Onassis

“Il successo negli investimenti ha più a che fare con il tuo comportamento che con i titoli che scegli”.

Nick Murray

E ora che si fa? Compriamo immobili. Ma no, sto scherzando. Però in molti ci stanno pensando, stanchi dei tassi a zero e tentati dagli affitti… Se fosse facile. Rimando alla frase all’inizio: saremmo tutti ricchi.

Ho la sensazione che quando si parla di immobili molte persone cambino il filtro con cui vedono le cose: considerano solo quanto guadagnano con l’affitto e dimenticano tutte le spese, le tasse, il tempo necessario, i grattacapi… Per non parlare del valore degli immobili, la cui crescita perenne era considerata fino a pochi anni fa una certezza assoluta. In molti ancora pare non abbiano realizzato che non è più così (salvo, ovviamente quelli in zone super prestigiose e ricercate). Altro esempio di Dna modificato. Forse perché non si controlla il valore della casa ogni due giorni, come si fa invece con gli investimenti…

Già, ciò che fanno molti risparmiatori è di controllare ogni giorno o ogni settimana il valore del proprio portafoglio, rimanendo delusi o preoccupati se vedono più segni rossi che verdi. Come se uno facesse valutare il suo immobile una volta la settimana, sentendosi mancare la terra sotto ai piedi se il perito gli dice che da inizio anno ha perso qualcosa.

A proposito di segni rossi e verdi, in questi giorni si è tenuta la famosa convention annuale della Berkshire Hathaway di Warren Buffett, dove migliaia di investitori convergono in pellegrinaggio per ascoltare il cosiddetto “Oracolo di Omaha”. Nessuno mette in dubbio le qualità e le performance storiche di Buffett. Faccio solo un paio di annotazioni.

Uno: dei 45 titoli che compongono il portafoglio della Berkshire, da inizio anno solo 18 sono in verde, gli altri 27 in rosso. Infatti il titolo Berkshire Hataway, da inizio anno è a malapena in pari.

Ci si immagina quindi migliaia di risparmiatori che alla convention borbottano: “Ma qui non si guadagna nulla!”…

Due: come si diceva prima, investire è un processo lungo e complesso, con alti e bassi ed errori in corso d’opera, che necessita di aggiustamenti e compromessi continui. Un po’ come nella vita. Così, ad esempio, se nel lunghissimo termine le performance di Buffett sono notevoli, guardando gli ultimi anni si scopre che un investitore avrebbe fatto meglio a comprare un semplice etf sull’indice di borsa americano S&P 500 per poi dimenticarselo:

Immagino tutti i mugugni e i “Simapperò…” che si levano dalla folla della convention.

Tornando agli immobili, il rischio del mattone è che ti cada in testa.

Penso che per avere un’idea di come sono andati gli investimenti immobiliari negli ultimi anni, sia utile dare un’occhiata ai risultati dei Fondi Immobiliari Chiusi. Si tratta di strumenti nati in Italia a partire dalla fine degli anni ’90, che con il patrimonio raccolto dagli investitori privati comprano e gestiscono immobili residenziali e commerciali. L’obiettivo era quello di fornire un rendimento periodico grazie ai flussi degli affitti e un ulteriore guadagno derivante della vendita degli immobili al momento del rimborso del fondo una volta giunto a scadenza (generalmente dopo 15 anni). Naturalmente hanno avuto un buon successo di pubblico, proposti ai risparmiatori - a Bottavio, la signora Pina ecc. - come investimenti “sicuri” (eh, sono immobili…) e che avrebbero reso “almeno” il 5% annuo e financo l’8% (gli affitti, sono una buona rendita, lo sanno tutti).

E come è andata?

Un mezzo disastro.

Chilavrebbemaidetto, eh?

Ci sono Fondi immobiliari che hanno perso anche il 60%, altri che hanno prorogato di 15 anni (dicesi quindici, fino al 2030) la scadenza sperando che i prezzi degli immobili risalgano (e incastrando ovviamente i sottoscrittori). Altri che hanno addirittura sospeso il rimborso. Sospeso, cioè la scadenza è arrivata, ma i soldi no. Il mattone in testa. A fondo pagina trovate i link a qualche notizia...

Naturalmente ci sono anche Fondi che hanno guadagnato. Ad esempio, a giudicare dal report 2017, il Fondo Unicredit Immobiliare Uno (con un patrimonio iniziale di circa 400 milioni di euro) avrebbe guadagnato circa l’1,85% annuo dal 1999 a oggi.

Il che purtroppo corrisponde a quanto avrebbe guadagnato chiunque tenendo semplicemente i soldi sul conto corrente negli ultimi 18 anni.

Allora, che si fa?

Si studia la storia.

Ho scoperto che bisogna guardare alle cose del passato, per poi vederle sotto una nuova luce.

John Coltrane

Grazie a Francesco Caruso e al suo team di Cicli & Mercati (www.cicliemercati.it) abbiamo un’analisi dettagliata dell’andamento di vari tipi di portafogli negli ultimi 18 anni che trovo interessantissima - come tutto il suo lavoro – e che qui ripropongo:

Abbiamo quindi i rendimenti annui e la media di periodo (1999-2017 e 2009-2017) per varie tipologie di portafoglio indicate nelle colonne: solo bond in euro, solo azioni (equity, azioni globali), hedge funds (Hfri), solo cash, solo gold…

Poi ci sono due portafogli bilanciati: 60% bond-30% azioni-10% gold (che chiameremo 60/30/10) e 30% bond-60% azioni-10% gold.

Esaminando attentamente i dati si scopre che nel periodo 1999-2017 il miglior portafoglio in assoluto in termini di efficienza, con il miglior rapporto fra rendimento e rischio (STD nella tabella, cioè Standard Deviation, cioè volatilità) è il portafoglio 60/30/10. Portafoglio che si comporta egregiamente anche nel periodo 2009-2017, periodo in cui le azioni trionfano e i rendimenti dei bond calano.

E non fatevi ingannare da differenze di rendimento che sembrano minime, ma che con l’interesse composto si amplificano negli anni. Investire 100.000 euro nel 1999 al 4,1% (solo bond) avrebbe portato ad averne 206.000 nel 2017. Investirli al 4,8% (portafoglio 60/30/10) ne avrebbe portati 232.000.

Insomma, grazie alla preziosa tabella di “Cicli & Mercati”, abbiamo la conferma che l’oro fa bene ai portafogli, rendendoli molto più efficienti. Matuguarda.

Naturalmente questo vale nel lungo periodo. Ci vuole pazienza; a volte parecchia. Chi ad esempio avesse investito in oro sul picco del 2012 oggi non sentirebbe ancora effetti benefici. Come chi avesse investito in azioni europee al picco del 2007…

Ma, come si diceva prima, investire non dovrebbe essere un entra-esci dai mercati guidati dai rumors, le news quotidiane o le emozioni. Così ci si fa male e basta. Checché ne dica l’immancabile amico consulente della banca accanto, che lui invece sa sempre quand’è il momento giusto.

Le statistiche con dati reali lo dimostrano:

Esaminando l’andamento di 20 anni di borsa (indice S&P 500), dal 1993 al 2013, il risultato ottenuto sarebbe del 9,22% annualizzato. A patto che uno sia sempre rimasto investito per tutti i circa 5.000 giorni (Fully invested).

Cosa sarebbe successo se, seguendo l’emotività, le news, la stanchezza, il guru di turno… uno avesse fatto entra-ed-esci dal mercato, perdendosi per strada (missed) i giorni con i maggiori rialzi?

Sarebbe successo un disastro alla performance finale.

Perdendo i 10 giorni migliori, la performance sarebbe scesa al 5,49%; perdendo i 20 migliori giorni (su 5.000) il risultato precipita a +3%; perdendo 40 giorni si passa a -1%. Eccetera.

La faccenda non cambia se si prendono mercati diversi e periodi diversi. Ad esempio, i mercati emergenti dal 2000 al 2015 hanno reso circa il 150%, per chi è rimasto investito. In questo caso il risultato precipita in negativo già con 16 giorni persi:

Quindi, se smettete di guardare i portafogli un giorno si e uno anche, se smettete di dare retta ai guru della banca accanto, alle news inutili, ai rumori di fondo del breve periodo… se smettete di muovervi in base alle emozioni e alle congetture tipo “Vendiamo prima delle elezioni e poi si ricompra”… Se smettete di essere impazienti, inseguendo il mito del guadagno entro fine anno…

Ci sarà un risultato certo: farete un favore alla performance e alla vostra salute.

Yes, la salute.

La psicologia e la finanza comportamentale hanno ormai da tempo dimostrato che l’impatto emotivo di una perdita ha un peso doppio rispetto a quello di un guadagno.

Siccome nel breve termine i mercati si muovono in base al rumore di fondo (news, previsioni sbagliate, etc., tutti fenomeni che nel lungo termine si volatilizzano), starsene sempre lì a controllare i portafogli, i segni rossi, calcolare continuamente i risultati… non fa altro che aumentare in modo esponenziale l’impatto emotivo. Infatti, più uno li guarda e più saranno i momenti con posizioni in perdita.

Tutto questo diventa disastroso su due fronti.

Primo: non si sarà in grado di prendere decisioni lucide. Come dice Richard Thaler, un signore esperto di economia comportamentale (Nobel nel 2017):

“Più spesso guardi il portafoglio e meno sarai disposto a prenderti dei rischi. Perché se lo guardi troppo spesso vedrai sempre troppe perdite”

Secondo: il continuo stress emotivo negativo genera delle fitte, come un vero e proprio spasimo ripetuto. Come dice Nassim Taleb nel suo libro “Giocati dal caso”:

“Bisogna considerare che ci sono persone con il camice che nei laboratori hanno esaminato alcuni dei preoccupanti effetti di questi spasimi negativi sul sistema neurale. Il più scontato è un’alta pressione sanguigna; quello forse meno previsto è che uno stress cronico porta a perdita di memoria, riduzione dell’elasticità del cervello e danni cerebrali”.

Detto questo vi saluto.

A questo punto mi pare infatti di aver scritto davvero tante cose e penso che mi fermerò. Non vorrei essere troppo ripetitivo, come lamentano alcuni lettori. I tempi cambiano per tutti (tranne che per i risparmiatori col Dna modificato…). Il tempo è sempre meno e sempre più prezioso. E bisogna prendersi cura di tante altre cose, fare delle scelte, impiegare il tempo in attività sostenibili; che abbiano cioè una sostenibilità economica o almeno un ritorno di qualche altro tipo. Che contribuiscano a una qualche forma di wellness, di benessere.

In quest’epoca dell’apparire io non sento il bisogno di apparire. Non devo dimostrare niente. Il fatto che i Portafogli Colorati siano visibili gratuitamente non ha a che fare con l’apparire, ma con la coerenza. Faccio quello che dico, e i risultati sono lì, nel bene e nel male.

A proposito di wellness. Da non confondersi con il fitness per essere scolpiti e palestrati. In Italia abbiamo quest’azienda leader mondiale nelle attrezzature, dai tapis roulant in poi: la Technogym. Il grafico dell’azione parla di un trend di crescita potente.

La compro, ma la metto nel Portafoglio Bolla. Perché forse siamo lì vicino…

Sempre a proposito di trend, è indubbio che viviamo sempre più connessi in modalità mobile. Ormai se non c’è un wireless a tiro siamo fritti. E poi c’è il traffico di dati, che è in aumento continuo, piramidale, esponenziale, e necessita di una rete sempre più potente. Forse non tutti sanno che una delle principali attrici nel campo delle tecnologie per le reti wireless è la Nokia. Già, la mitica finlandese Nokia. Fino al 2008 leader indiscussa nel mondo della telefonia cellulare, e poi quasi distrutta dall’avvento dell’iPhone e degli smart phone. Ecco qua:

Nokia ha abbandonato da tempo il mercato dei telefonini e si sta leccando le ferite e piano piano riconvertendo in azienda high-tech per le infrastrutture delle reti wireless di ultima generazione. Un mercato in espansione. Forse una speculazione interessante.

Adesso applichiamo la tecnologia alle materie prime. Le commodities torneranno ad essere un asset importante, dopo anni di cali. Già ne stiamo beneficiando con la Bhp Billiton e il fondo World Mining: le “sporche” miniere dei metalli industriali. Ma un aspetto che mi pare molto interessante e intrigante è quello delle materie prime di ultima generazione, dove la ricerca e l’evoluzione tecnologica consentono ad esempio di produrre plastica davvero biologica, metalli sempre più leggeri e resistenti, che consentono di ridurre drasticamente i consumi energetici per aerei e automobili; e poi le tecnologie 3D, il laser a fibra ottica per tagliare e saldare con livelli di efficienza prima impensabili… Insomma, mi pare un settore dove l’ingegno umano cerca di ovviare al depauperamento delle risorse e all’inquinamento. C’è un fondo specializzato sul tema: lo compro e lo metto ovviamente nel Portafoglio Verdolino.

In ultimo Google (o Alphabet, se volete). A fine marzo, con l’estrema volatilità dei mercati, è scattato il trailing stop. La posizione è stata chiusa con un guadagno dell’85% in tre anni. Io la riapro, perché penso che Google possa avere ancora spazio di crescita in questa bolla delle cosiddette Faang (Facebook-Apple-Amazon-Netflix-Google). Il grande guadagno già incassato mi consente di rimettere in gioco il titolo: sono disposto a perdere una parte di plusvalenza per vedere “l’effetto che fa”.

Nel frattempo, nei Portafogli sono scattati parecchi trailing stop, come potete verificare nella sezione Posizioni Chiuse.

E si conferma la validità della gestione del rischio: il risultato medio delle vendite è sempre in guadagno (come dal 2010 a oggi).

Essilor invece è stata appena venduta per “decorrenza dei termini”: dopo tre anni di stagnazione il suo tempo è scaduto, e una volta raggiunto il pareggio, la salutiamo per cercare qualcosa di più vitale.

Tutte le posizioni e i livelli di stop sono state aggiornate. Le trovate qui.

Quindi, riepilogando:

per il Portafoglio Verdolino, compro:

  • RobecoSam Smart Materials Fund B cod. isin: LU0175575991

per il Portafoglio Bolla Fucsia compro:

  • Technogym, quotata su Borsa Italiana, codice: TGYM.MI, cod. isin: IT0005162406

  • Nokia, quotata su Euronext, cod. isin: FI0009000681

per il Portafoglio Big Babol compro:

  • Alphabet -A, quotata in Usa sul Nyse, cod. GOOGL, cod. isin: US02079K3059

Allora, vi salutiamo.

Dolores mi ricorda che insieme abbiamo più di un secolo (ma non svelo le proporzioni…).

E’ ora di concentrarsi su altro.

Bassa Finanza continuerà, ma in forma di aggiornamenti veloci sui portafogli e/o nuove idee e acquisti. E pochi discorsi. Tanto è gratis…

A presto.

Giuseppe Cloza

© 2010-2018 Bassa Finanza Le informazioni pubblicate non devono essere considerate una “sollecitazione al pubblico risparmio” né una promozione di alcuna forma di investimento ne' “raccomandazioni personalizzate” ai sensi del Testo Unico della Finanza, trattandosi unicamente di informazioni standardizzate rivolte ad un pubblico indistinto (cfr. art 69, comma 1, punto c, Regolamento Emittenti Consob e Considerando n.79 della direttiva Mifid 2006/73/CE) al fine di offrire un mero supporto informativo e decisionale agli utenti mediante l'elaborazione di un flusso informativo di dati, notizie, ricerche e analisi. Proprio perché le raccomandazioni fornite non possono intendersi personalizzate rispetto alle caratteristiche del singolo utente, potrebbero non essere adeguate rispetto alle conoscenze ed esperienze, alla situazione finanziaria e agli obiettivi di investimento del singolo utente, che infatti non sono stati presi in considerazione e valutati.

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