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Questa volta è diverso - This time is different (?)

Quando cambi il modo di guardare le cose, anche loro cambiano.

Max Planck



Ho letto diligentemente tutte le news e visto in tv tutti i dibattiti con virologi e tuttologi. L’unica cosa che mi sembra di aver capito è che ci sono più probabilità di rimanerci secchi quando si esce di casa per andare al lavoro piuttosto che per il virus.

Non per sminuire quel che sta accadendo, né per sottovalutare l’importanza delle misure preventive. Il fatto è che ogni giorno, da sempre, un sacco di gente saluta i propri cari “ci vediamo stasera” e poi invece non ci vediamo, mai più.

Ogni giorno può essere quello dove un evento di qualche tipo azzera tutti i meticolosi progetti per il futuro, le aspirazioni e le speranze per la tua vita. Forse la differenza è che in genere ci illudiamo che non sia così, mentre oggi è impossibile, con l’agghiacciante bombardamento mediatico di news apocalittiche.

Una volta conosciute le informazioni essenziali (ad esempio sulla prevenzione per il virus), tutto il resto ha l’unico scopo di alimentare l’inquietudine e lo stress.

Se volete guardare la tv, cercate un cartone di Tom & Jerry, oppure leggetevi un bel libro. E, per carità, non controllate ogni due minuti – come fa Dolores - la raffica di notifiche che arriva dai gruppi whatsapp con gli zelanti che vi inondano di ultimissimi aggiornamenti… Come se questo cambiasse qualcosa.


Bisogna ricordare che la mente umana è programmata per cercare la negatività. L’essere umano ha un’attrazione irresistibile verso il negativo. La mente lo trova stimolante e cerca sempre nuovi stimoli negativi; che siano news, tragedie, lamentele, critiche o pettegolezzi con invidie e gelosie... Tutto il resto è noia. E gli algoritmi delle intelligenze artificiali in cui siamo immersi (da Google in giù) rafforzano il tutto, perché ti propongono esattamente quello che cerchi. Loro sanno cosa ti piace: gliel’hai detto tu. Così, bombardati costantemente di stimoli e notizie negative ci convinciamo che il mondo è un posto terribile e/o che noi siamo persone terribili. E che tutto sta peggiorando: violenze, cataclismi, incertezze…

In realtà questi meccanismi mentali avevano un senso ben preciso nell’ottica dell’evoluzione e sopravvivenza della specie. L’uomo primitivo aveva bisogno di farsi un’idea immediata delle cose che trovava intorno a sé quando usciva dalla caverna; cercare il negativo significava individuare subito il pericolo e poter sopravvivere. Come l’attrazione per il sapore dolce (a differenza del sapore amaro e astringente, la cui repulsione deriva dal fatto che apparteneva in genere a piante velenose), un’attrazione importante dato che gli zuccheri sono una preziosissima fonte di energia immediata. Energia che poteva fare la differenza fra la vita e la morte. Purtroppo oggi, con i meccanismi distorti in cui siamo immersi, l’attrazione per gli zuccheri porta obesità e diabete, quella per il negativo – amplificata dagli algoritmi – porta stress costante e incubi, e le tante malattie correlate.


“This time is different”, questa volta è diverso... Questa frase riappare sempre nei momenti dove emerge la paura dell’ignoto, quando sembra che le cose non torneranno mai a posto, come invece è sempre successo nella storia. Questa volta è diverso? Certo che no. Tutto andrà bene. Non ci sono dubbi su questo. Anche se ci saranno sofferenze umane ed economiche. Ma se proprio vogliamo dare spazio ai pensieri sui fatti di oggi, almeno facciamolo per dare un valore diverso alla vita di ogni giorno, invece di star sempre lì a proiettare con la mente scenari futuri da apocalisse. Diceva Steve Jobs:


“Tutto, praticamente tutto – le aspettative, l’orgoglio, le paure di sbagliare o di fallire – tutte queste cose semplicemente svaniscono di fronte alla morte, lasciando solo ciò che è realmente importante. Ricordarsi che si è destinati a morire è il miglior modo che io conosca per evitare la trappola di pensare che si abbia qualcosa da perdere. Siamo già nudi. Non c’è ragione, quindi, per non seguire il proprio cuore.”


O, per dirla con Confucio:


“Abbiamo due vite, e la seconda inizia quando ci rendiamo conto che ne abbiamo una sola.”






E ORA CHE SI FA?






Io so cosa c’è dietro l’angolo. Solo che non so dove si trovi l’angolo.

Kevin Keegan






Sono diversi giorni che Bottavio mi farfuglia qualcosa al telefono. Immagino siano discorsi relativi ai mercati che calano, ma non riesco mai a capire bene cosa dica. Colpa della maschera antigas che ormai indossa anche quando dorme (dopo una doccia di Amuchina). Infatti, da quando tutte le scuole sono chiuse, casa sua è invasa di piccoli mocciosi.

Essendo lui in pensione (da quando aveva 45 anni), gli sono stati recapitati a domicilio i suoi 3 nipotini, più altri 4 compagni di classe inviati da mamme che non possono occuparsene, causa lavoro. Tutti dotati di colata di moccio regolamentare e infestati di ogni genere di virus, batteri e pidocchi scolastici.

Così, intanto Bottavio è diventato positivo a: varicella, rosolia, diarrea fulminante, tosse canina, tosse cavallina e cimurro. Poi si vedrà.

Per questo, dato che le mascherine si trovano ormai solo su Amazon al prezzo di un diamante, lui ha recuperato in soffitta la maschera antigas che il bisnonno Artimino usava sul Carso nella Grande Guerra del ‘15-’18. E quando mi parla al telefono capisco solo “Ahhrg!... E ora che si fa?!...”


“Nell’investire non è mai sbagliato cambiare idea. Lo sbaglio è cambiare idea e poi non fare niente.”


Riflettendo su questa frase di Seth Klarman, un grande gestore, nei giorni scorsi ho cambiato qualche idea e poi fatto un po’ di modifiche. Nel mio lavoro di consulente ho ridotto velocemente il rischio in quei portafogli che mi sembravano troppo esposti alle intemperie. Anche per conservare meglio i buoni guadagni precedenti (grazie alle potenti salite dei mercati), nonostante le ammaccature di questi giorni. L’ho fatto per un motivo semplice: non possiamo sapere quanto andrà avanti questa situazione. Per capire cosa succederà nei mercati in questa fase, bisognerebbe sapere cosa succederà al Corona virus. Il che è ovviamente impossibile.

Ho provato a consultare i F.lli Boscoli, i mitici guru del senno di poi, per sapere quando smetterà di scendere. Ma il loro ufficio al momento è chiuso. Allora ho pensato di ridurre il rischio. Ma non di scappare a gambe levate e vendere tutto.

L’importante è portare il portafoglio allo sleeping level, un livello di rischio e oscillazioni che non ti levano il sonno.

Qui su Bassa Finanza il servizio è gratis, e le indicazioni non possono essere personalizzate, quindi non ha molto senso modificare i portafogli, perché ognuno ha il suo sleeping level. L’importante è gestire il rischio, seguendo gli stop loss. Che di per sé sono già un’ottima protezione.

Ricordo che nei 10 anni di Portafogli Colorati ci sono state 142 posizioni chiuse con gli stop loss (e trailing stop), e il risultato medio è stato +11%. Cioè, il bilancio in media è che non si vende mai in perdita.


Nel frattempo i Portafogli sono stati aggiornati (li trovate qui).

E a proposito di trailing stop, in questi giorni di tempesta ne sono scattati 5, con un risultato medio di +15%.


I mercati a volte seguono logiche diverse da quelle che usiamo noi. Vivono di aspettative e percezioni. E spesso sono molto veloci a cambiare idea. Può darsi che appena percepiscono che il peggio è alle spalle, che il picco dell’epidemia è passato, riprendano il trend verso il picco del bull market (quando, presumibilmente si faranno davvero i conti con la bolla del debito). Allora è importante essere in parte già posizionati, ma senza troppe ferite. E nel frattempo riuscire a dormire.

Per questo è importante, intanto, vendere quando c’è da vendere senza troppi se e mapperò. Ridurre, anzi: tagliare le perdite è la regola numero uno.

Se il clima cambia, ma noi siamo ancora in lutto per le vendite in rosso, o ancora peggio, siamo incastrati in posizioni da incubo, non saremo in grado di cogliere le occasioni di acquisto.


Ogni volta che si presenta una crisi potenzialmente distruttiva, torna in voga la stessa frase: This time is different. Questa volta è diverso. Chissà. In genere no.


Allora a presto. E un abbraccio a tutti (anche se è vietato).


Giuseppe Cloza

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