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IL CHECKUP



Turpan Prefecture, Xinjiang, China- Photo ®USGS Unsplash



Una volta diventati più leggeri, viene finalmente il momento in cui siamo in grado di dare risposte nuove.

Fumio Sasaki







Si dice che una delle cose più stressanti sia fare un trasloco. Probabilmente uno dei motivi è che siamo costretti a staccarci da tante cose. Il problema è che siamo tutti accumulatori seriali, chi più chi meno. È una caratteristica che abbiamo ereditato dai nostri antenati, quando per sopravvivere dovevano accumulare: se avevano la fortuna di trovare del cibo dovevano per forza farne scorta, in vista dei tempi di magra. Per questo anche noi oggi siamo fatti così: accumuliamo continuamente cose, pensando “potrebbe servirmi”. Quel vestito forse un giorno lo metterò.

Così riempiamo armadi, scaffali, stanze, case, cantine, garage… Occupiamo tutto lo spazio con cose che forse un giorno useremo. E poi accumuliamo pensieri. Riempiamo la nostra mente di pensieri che nella maggior parte dei casi non ci serviranno mai. Ci facciamo dei film mentali, ci preoccupiamo per cose che non avverranno mai. Occupiamo lo spazio vitale dell’animo con cose che stanno lì a prendere polvere. E piano piano contaminano la nostra energia.

Una volta ho letto una storia di un paese (non ricordo in quale parte del mondo) dove un popolo ha questa usanza che ogni giorno tu devi regalare qualcosa di tuo. Devi liberartene. Devi imparare a staccarti dall’illusione di poter avere tutto sotto controllo. Un’usanza molto utile.

L’altro giorno ho buttato via un sacco di cose, fra cui vecchie agende degli ultimi 20 anni che erano rimaste in uno scatolone. Sfogliarle e rivedere la sfilza di impegni e appuntamenti che allora sembravano importanti e irrinunciabili è stato molto educativo: mi ha ricordato che il tempo è prezioso e purtroppo spesso lo sprechiamo, permettendo a cose più o meno inutili di riempirci l’agenda.

Ho scritto un libro su questi temi, Jarabi. Ma in molti hanno paura di toccarli. Una paura che è una fregatura, perché il ciclo di nascita e morte ci riguarda ogni giorno. Per rinascere, rinnovare la nostra vita, abbiamo bisogno di lasciarci qualcosa alle spalle. Dare via, buttare, rinunciare, regalare.

Dobbiamo lasciar “morire” qualcosa che ha esaurito il suo corso. Come quando in un trasloco finalmente butti via tutte quelle cose non c’entrano più niente con la tua vita. E quando lo fai, ecco che si aprono nuovi spazi, nuove opportunità. Lo stesso vale per la mente. E per il cuore. Quando si fa pulizia arriva l’aria nuova, arriva il cambiamento.

Allora torna la lucidità. E ti rendi conto che non c’è bisogno di affannarsi, di correre sempre dietro a tutto per accumulare cose, impegni, pensieri, riconoscimenti. Tutta roba che pesa e che prima o poi butterai via. Meglio viaggiare leggeri, per ritrovare lo spazio e riprendersi il tempo.

Ma come si fa a decidere cosa tenere e cosa buttare? Oh, sarebbe piuttosto semplice. Basterebbe ascoltare, noi stessi e gli altri, con la mente aperta e con il cuore, e sapremmo subito cosa fare.

Purtroppo, in genere non siamo molto disposti ad ascoltare. O meglio, ascoltiamo solo ciò che vogliamo, ciò che conferma quello di cui siamo già convinti. È un vero peccato, perché il tempo impiegato per ascoltare sul serio noi e gli altri è veramente un ottimo investimento.Per questo ogni tanto bisognerebbe fare un checkup: ascoltare, sistemare, decidere, rinnovare.

A proposito di pensieri e di Zeropensieri... Permettetemi un piccolo annuncio per chi fosse interessato:





Ma a proposito del tempo (e delle perdite di tempo)…Non finisco mai di stupirmi di quanta importanza venga data alle previsioni sui mercati finanziari. John Maynard Keynes, noto economista del passato ma anche investitore esperto, diceva quasi un secolo fa che i mercati sono come un concorso di bellezza e tu sei il giudice.

Solo che tu non devi scegliere la concorrente che reputi più attraente (o, nel nostro caso l’investimento migliore). Il tuo compito è di scegliere la concorrente che tu pensi gli altri giudicheranno più attraente. Ma se tutti si mettono a scegliere chi pensano che gli altri riterranno essere attraenti, allora si aggiungono vari livelli di complicazione alla scelta. In pratica, tutti gli sforzi vengono impegnati per indovinare e anticipare ciò che l’opinione media si aspetta che la media degli attori in gioco pensi e scelga.

Un casino senza fine. Anche perché le aspettative, influenzando le scelte, influenzano la realtà. E quindi? Beh, auguri a chi investe basandosi sulle previsioni. Come mi dice sempre Zio Nino da Trapani, detto Trapanino:

“Cosa si prevede? Quali titoli saliranno?”

Bisognerebbe sapere che cosa la media degli operatori dei mercati si aspetta in base a ciò che pensa che la media degli operatori dei mercati pensi.

Chiaro no? Solo che quando gli rispondo così, Zio Nino mi saluta e si fionda sull’ennesimo corso online per il trading di successo. Quelli che iniziano con un tizio sulla spiaggia esotica con un drink in mano che dice: “Vuoi smettere di lavorare e guadagnare senza fatica? Fai come me. Clicca su Subscribe...”

Invece di fare previsioni, preferisco dare un’occhiata al passato e al presente. Ad esempio, qui ci sono 80 anni di storia:




La linea rossa rappresenta la crescita del Pil, il Prodotto interno lordo che misura l’economia reale. La linea blu rappresenta invece (semplificando) la ricchezza delle famiglie: il valore degli investimenti, degli immobili… Un valore che spesso è solo sulla carta. In un mondo ideale le due linee dovrebbero più o meno coincidere, come è successo fino a metà degli anni ’80. Ma poi, come si vede, la ricchezza di carta ha iniziato a decollare.

Nell’epoca in cui i banchieri centrali hanno cominciato a fare i loro rituali magici con le bolle… Infatti, cosa altro ha iniziato a decollare nello stesso periodo? Facile, il debito pubblico:




Ci sono voluti più di 200 anni – dal 1776 al 1981 - agli Usa per accumulare il primo trilione di debito (mille miliardi). Poi ci hanno preso gusto: negli ultimi 43 anni hanno aggiunto 33 trilioni, creando debito (e ricchezza di carta) a una velocità sempre maggiore: solo negli ultimi 4 anni il debito è aumentato di quasi 8 trilioni…

Tornando al grafico di sopra, se per caso i governi e le banche centrali un giorno fossero costretti a smettere di inflazionare tutto (gonfiando bolle), ecco che probabilmente la linea blu scenderebbe verso la realtà della rossa. Il che potrebbe portare un po’ di maretta. Succederà mai? Beh, niente previsioni. Anche perché, come dicono sempre i F,lli Boscoli, maestri del senno di poi: “Fare previsioni è molto difficile, specialmente se riguardano il futuro”.

Però non è che la cosa lasci tanto tranquilli. Dev’essere per questo che c’è una vera ossessione sulle mosse delle Banche Centrali. Quando abbassano i tassi vuol dire che ripartono a gonfiare la bolla e tutto sale. Evviva: mercati su. Anche se, a dire il vero, non si capisce bene tutta questa euforia: i tassi di interesse vengono abbassati per stimolare l’economia (i debiti e i mutui costano meno). Ma se l’economia ha bisogno di stimoli, allora significa che sta rallentando. Quindi, cosa c’è da festeggiare? Boh.

Comunque, questo meccanismo perverso di crescita basata sul debito in cui ci siamo infilati da qualche decennio, significa che possiamo aspettarci un’inflazione continua e una continua svalutazione reale delle valute di carta. È una previsione? No, una constatazione: ce lo dice la realtà della vita quotidiana con i prezzi delle cose e ce lo dice ancora di più l’andamento dell’oro, che negli ultimi 12 mesi ha guadagnato oltre il 30%...

E allora che si fa?

Padre Graziano e la signora Pina chiedano pure alla Bella Figheira, la consulente Private blefaroplastica, e a Ilario il Funzionario, che attende le nonnine in filiale come un formicaleone in fondo alla buca nella sabbia per attanagliarle con una bella polizza…In passato, ogni volta che venivano da me a lamentarsi, provavo diligentemente a spiegare i motivi analizzando per filo e per segno i loro portafogli.

Ora però ho smesso (di perdere tempo): in genere le persone non vogliono ascoltare. Se poi gli spieghi qualcosa che non vogliono sentire, allora si infastidiscono (con te).

Nel mondo del risparmio in particolare è assai diffusa la Sindrome di Stoccolma, quella curiosa forma psicologica per cui la persona rapita si invaghisce del suo sequestratore. Tipo: poverino, l’ha fatto perché ha tanto bisogno.

Così, è pieno di clienti che non osano contraddire il loro consulente finanziario/bancario di fiducia anche se di fatto gli sta devastando i risparmi (oltre a massacrarlo di commissioni più o meno visibili). Poverino, è così gentile e disponibile, è vestito così bene, è un caro amico di famiglia, è mia cugina, ormai son con lei da 20 anni, non vorrei dare delusioni, non vorrei disturbare… La mente umana è stupefacente.

Detto questo, un indicatore per avere una rapida visione di dove siamo oggi è il cosiddetto Buffett Indicator (ovviamente dal nome di Warren Buffett). Si tratta di confrontare la capitalizzazione di mercato di tutte le azioni quotate in Usa (tramite l’indice Wilshire 5000) con il valore del Pil Usa, per avere un’idea di quanto i mercati finanziari siano distaccati dalla realtà dell’economia “reale”.

Magari non è un indicatore perfetto, ma è sempre meglio delle chiacchiere di economisti, strategist, analisti e chiromanti.

Oggi il Pil Usa è di 28,6 trilioni, mentre le aziende in Borsa valgono 57,3 trilioni. Il rapporto capitalizzazione di mercato/Pil è quindi del 200%:




Il che significa che il mercato azionario nel suo insieme è particolarmente sopravvalutato, molto lontano dalla trend line storica (riga tratteggiata grigia). Vuol dire che crollerà? Chissà, niente previsioni prego. Sicuramente vuol dire che comprare allegramente a questi livelli potrebbe riservare in futuro lunghi periodi di performances poco esaltanti.

Come dice il proverbio: “La storia non si ripete esattamente, ma fa rima”.

Ma niente paura. Pare che tutti continuino a festeggiare la crescita imperitura, alla faccia di quello che è successo in passato, perché questa volta è diverso (this time is different, le 4 parole più pericolose sui mercati).

Questa volta l’Intelligenza Artificiale (AI) ci salverà. Ho la sensazione che si stia sviluppando una sorta di fede religiosa sul fatto che l’AI risolverà tutti i problemi del mondo e farà guadagnare soldi a palate per sempre.

Mmm… A proposito di storia, diceva l’economista Thomas Sowell:

“Uno dei motivi principali per studiare la storia è che praticamente ogni idea stupida in voga oggi è già stata sperimentata in passato, dimostrandosi già disastrosa più e più volte.”


Per il momento la situazione è leggermente diversa da quanto auspicato, nel senso che le aziende stanno spendendo soldi a palate per investire nell’AI generativa (quella con cui gli studenti fanno le tesi in 2 minuti e poi smettono di pensare e non sanno più scrivere… ), ma di profitti neanche l’ombra. La banca di investimenti Goldman Sachs, in un recente report si chiede: “Ai generativa: troppe spese e troppi pochi benefici?”

Perché spendere tanto? Perché al momento l’AI, a differenza di altre innovazioni, è una tecnologia particolarmente costosa. Non ci vogliono solo i chip di Nvidia, ma una mega infrastruttura di rete, data center colossali e consumi energetici mostruosi, con tanto di petrolio carbone e nucleare (ma per noi è tutto molto green perché non vediamo fumo nero che esce dai computer e dagli smartphone: occhio non vede, cuore non duole).