IL POTERE DI SMETTERE
Dammi il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare,
la serenità per accettare le cose che non posso cambiare
e la saggezza per capire la differenza fra le due.
Preghiera della serenità
Ci sono momenti in cui bisognerebbe lasciar perdere. Smettere di insistere nel perseguire una strada, una decisione, convinti come siamo dalla cultura imperante che puoi essere vincente solo se vai fino in fondo, ad ogni costo; solo se continui a sforzarti e attenderti un risultato.
Siamo così Influenzati dall’attaccamento (a un’idea, una cosa, una persona) da non accorgerci che, nella nostra mente, stiamo modificando la realtà, adattandola per giustificare le nostre convinzioni. Per darci il benestare ad andare avanti sulla stessa strada, sforzarci, cercare un risultato, che per forza dovrà arrivare.
Alcuni studi psicologici dimostrano che le persone sono disposte a persistere e attendere un risultato così a lungo, che anche se e quando questo arriverà, il prezzo pagato in termini di sforzo ed energia sarà stato ben superiore ai benefici.
Perché? Perché il meccanismo mentale dell’attaccamento non ci consente di vedere che spesso la vera vittoria sta in una ritirata onorevole. Lasciare perdere, cambiare strada.
È il potere di smettere. Smettere di ostinarsi, di accanirsi.
E con un sospiro di sollievo lasciare andare. Lasciarsi andare. Aprirsi con fiducia, o meglio: senza paura. A cosa? A qualcosa di nuovo.
È una cosa che si può applicare in tutti i campi della nostra vita, fino all’ultimo momento: smettere di aggrapparsi e aprirsi al cambiamento.
È quel potere che ti consente di fare pace, di risolvere finalmente le questioni in sospeso. Ma la maggior parte di noi non ne vuole sapere di cambiare. Non vogliamo assolutamente cambiare. Abbiamo paura.
Così, invece di smettere, continuiamo. E viviamo nel conflitto.
E continuiamo a ripetere le stesse cose e gli stessi errori. Spesso fino al rimpianto, che è una delle cose più temibili da portarsi addosso. Bisognerebbe fare di tutto per non creare rimpianti.
E invece in genere continuiamo a crearne, nella vita e quindi anche negli investimenti.
Ad esempio, dopo un 2022 particolarmente difficile, il 2023 è iniziato nuovamente con l’euforia.
Le statistiche dei mercati indicano che i piccoli investitori sono già tornati all’assalto dei titoli azionari più speculativi, o quelli di moda, quelli che promettono guadagni veloci, fomentando un rialzo ammantato dalla speranza che il peggio sia alle spalle, l’inflazione domata, i rialzi dei tassi di interesse quasi finiti e tutto rose e fiori di nuovo. Tutto come prima, insomma.
È la tendenza umana: non si cambia, a meno di non esserci costretti.
Ad esempio, sono tornati alla riscossa i “social traders”, quelli che si danno appuntamento sulle chat per decidere su quale titolo speculare, divertendosi a far schizzare in alto le quotazioni di titoli di aziende semi defunte (le cosiddette “meme stocks”). Per avere un’idea del fenomeno, basta pensare che una delle chat più frequentate, WallStreetBets – Scommesse a Wall Street, su Reddit, ha 13 milioni di utenti.
Anche Zio Nino da Trapani, detto Trapanino, ha ripreso la sua usuale attività di trading, alla perenne ricerca di comprare ai minimi e vendere ai massimi. Ma dopo che nel 2022 ha quasi mandato sul lastrico la famiglia, questa volta a casa sua sono corsi ai ripari e a Natale gli hanno regalato un cane antitrading.
Se non lo sapevate, dopo il cane antidroga, adesso addestrano anche il cane antitrading, che impara a riconoscere i grafici di Borsa e i segni +/- dei portafogli e comincia a ringhiare se il padrone si avvicina al computer. Se prova a inserire un ordine, lo assale direttamente. Eccone uno che si attiva mentre l’addestratore ha tentato di cliccare “buy” sul Portafoglio:
Questi speciali allevamenti di cani antitrading usano razze temibili e massicce, come il Rottweiler, il Dogo delle Canarie e altri.
A Zio Nino hanno assegnato Vladimir, un feroce pastore del Caucaso di 90 chili, addestrato anche a ingoiare il cellulare quando Zio Nino fa il furbo e cerca di fare trading dalla app del telefonino. Ecco Vladimir, che gli ha già ingoiato quattro iPhone:
E ora che si fa?
Per un profitto sicuro potremmo intanto aprire un allevamento di cani antitrading…
A parte questo, parlando dei rialzi dei mercati da inizio anno, ovviamente non so dire se il bear market sia finito.
In questo senso ci sarebbero dei segnali incoraggianti, indicatori tecnici come l’Advance/Decline Line, che tiene conto di quanti dei titoli che compongono un indice siano effettivamente in trend positivo (o negativo).
Può infatti succedere che anche se un indice sale, buona parte dei singoli titoli di fatto abbia un andamento negativo, e in pratica il rialzo sia guidato solo da pochi titoli di grandi dimensioni.
In questo caso l’Advance/Decline line avrà un andamento al ribasso, creando una divergenza con l’indice che invece è al rialzo. Il che non è un buon segno, perché in genere indica che il trend rialzista è per così dire “malsano”, debole e con buone probabilità di invertirsi. In pratica, ha il respiro corto.
Oggi invece pare che ci sia una certa convergenza: il rialzo degli indici è accompagnato dal rialzo di buona parte dei singoli titoli (Advance/Decline Line positiva), il che farebbe ben sperare.
Solo che… Solo che mi pare sia già tornata una certa euforia, in particolare su certi titoli di moda e super tech. E l’euforia mi turba sempre un po’.
I media hanno ricominciato a osannare i super guru come Cathie Wood, la fondatrice di Ark Invest, la famiglia di etf a gestione attiva che investe nelle super figate high-tech. In particolare, la Woods gestisce l’Ark Innovation Etf (che è imbottito di titoli come Tesla, Zoom, Coinbase…) e praticamente ogni 7 minuti viene intervistata per avere le sue previsioni sui mercati o sapere su quali titoli sta puntando oggi. Come se fosse l’oracolo che non ne sbaglia mai una.
Il che è curioso, perché chi avesse investito 5 anni fa nel suo etf, oggi si ritroverebbe ancora in perdita, mentre banalmente il Nasdaq (l’indice dei titoli tecnologici) nello stesso periodo è a +56%.
Se poi nello stesso periodo uno avesse optato per investire in titoli noiosissimi e fuori moda, come ad esempio la Coca Cola (in rosso nel grafico sotto), oggi avrebbe un +37% contro il -8% di Ark (che diventa un -12% quando si aggiungono le commissioni per il buon lavoro di gestione):
Se poi uno avesse investito in Ark nel 2021, al top dell’euforia, quando il fondo sembrava diretto nella stratosfera, oggi si ritroverebbe ancora a -70%. Chilavrebbemaidetto.
Ma, nonostante ciò, i media hanno ripreso a intervistare la Woods (e i suoi simili) come se niente fosse.
Non so, mi pare che qualcosa non torni…
Sarà forse perché ora vanno tanto di moda le tecnologie cosiddette “disruptive”, quelle che cambieranno il mondo e con le quali, secondo Zio Nino, si fanno sempre soldi a palate.
Come la ChatGPT, per esempio. Una simpatica accoppiata di intelligenza artificiale e “machine learning” strutturata per rispondere alle domande come farebbe un umano. “Io robot”, per dirla con Asimov.
Immagino ne avrete sentito parlare, visto che dal dicembre scorso spopola nel mondo.
Gpt significa Generative Pre-Trained Tranformer, che però mi inquieta un pochino, perché mi fa venire in mente quei robot giganti dei film (i Transformers), che qui essendo Pre-Trained si suppone non siano ancora stati addestrati e quindi sono un po' selvatici.
Ad ogni modo, la ChatGPT sarebbe un software di intelligenza artificiale che grazie ai processi di machine learning è in grado appunto di imparare, acquisendo ed elaborando dati via via che gli vengono forniti grazie alle interazioni con gli utenti che fanno domande e ai feedback che gli arrivano. A forza di interagire, il software aggiunge parametri per il “ragionamento”.
Ecco perché la società che l’ha creato (OpenAI) da dicembre ha messo a disposizione il sito internet dove tutti possono fare domande di ogni genere al robot, e lui si suppone sappia rispondere. Più lo fanno lavorare e più cose lui (o lei, chissà?) impara. Sicuramente sta imparando parecchio, dato che in due mesi si sono registrati al sito oltre 100 milioni di utenti. Per avere un’idea dell’entusiasmo: Tik Tok ci ha messo 9 mesi per raggiungere quel numero di utenti; Instagram quasi due anni.
Nel solo mese di gennaio ci sono stati 590 milioni di accessi al sito, che infatti è spesso in crash, irraggiungibile per eccesso di traffico.
Immagino che il sito sia intasato principalmente per l’assalto in massa di tutti gli studenti del mondo, che finalmente non devono più neanche fare la fatica di assemblare con il copia/incolla le ricerche di Google.
Se chiedi alla ChatGPT “Scrivimi una ricerca di 4 pagine sulle arti figurative del Basso Medio Evo, focalizzandoti principalmente sull’arte Romanica”, lei, cioè la Chat (o lui, boh?) non si limita a trovare i documenti presenti in rete, come fa Google, ma ti scrive direttamente una relazione in base ai parametri richiesti. Fa i compiti per te. E ti sceglie anche le immagini appropriate.
Ovviamente il mondo si è eccitato e la gente si è scatenata. Così, ad esempio, c’è già chi sta pensando di chiedere a GPT di creare un Etf che batta il mercato. Il che ovviamente renderebbe obsoleti i gestori dei fondi e i consulenti finanziari, per non dire degli economisti (e finalmente anche i banchieri centrali).
Dopodiché diventeranno disoccupati i giornalisti, visto che la Chat sarà perfettamente in grado di scrivere gli articoli.
Ma perché porsi dei limiti?
Dato che, ci dicono, fra un paio d’anni la nuova versione della Chat sarà 500 volte più potente di quella attuale, in grado di ragionare in base a un numero di parametri simile alle sinapsi del cervello umano, a quel punto che ce ne faremo di avvocati, giudici, commercialisti? In fondo solo la Chat super potente può riuscire nell’immane compito di conoscere tutte le leggi, le norme, i cavilli, per non parlare degli adempimenti fiscali…
Ovviamente diventeranno obsoleti anche scrittori, musicisti, fotografi, grafici, artisti di ogni genere (ChatGPT è in grado anche di generare immagini).
E i dottori? Niente più errore umano nelle diagnosi e un bel robot comandato dalla Chat per le operazioni chirurgiche. Le infermiere si chiameranno tutte Alexa e gli infermieri Siri, mentre ovviamente diventeranno disoccupati anche autisti, tassisti, camionisti, ferrovieri, postini, fattorini… sostituiti da veicoli a guida autonoma (dopo che l’elettrico avrà spazzato via tuti coloro che si occupavano di motori a combustione). E poi cassieri, magazzinieri, camerieri, brigadieri…
E tutti gli impiegati di banca? Estinti. Assieme a traduttori e interpreti. A che serve faticare per imparare una lingua quando ci pensa la Chat? (Si spera comunque che funzionerà meglio di Google Translator, che in due secondi ti traduce il testo, ma poi ti ci vogliono due ore per correggere gli strafalcioni e capire il senso).