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OLTRE



Foxe Basin, Nunavut, Canada - Photo ®USGS Unsplash

Non conformatevi alla mentalità di questo secolo,

ma trasformatevi rinnovando la vostra mente.

Romani, 12:2





C’è questo passo della Bibbia che mi colpisce sempre. Qualcuno si chiederà cosa c’entri la Bibbia con la finanza. C’entra eccome.

I mercati finanziari sono mossi dagli uomini, che sono mossi da emozioni, convinzioni, decisioni razionali e decisioni istintive; mente e spirito. Quindi, tutto in un modo nell’altro ha a che fare con il processo di investimento: la razionalità come la spiritualità…

Insomma, questa frase mi fa riflettere. Ovviamente ci sono numerose autorevoli interpretazioni (e io non sono certo un esperto nel campo), ma qui mi sento di dare la mia versione.

“Non conformatevi… Trasformatevi, rinnovando la vostra mente…”, significa secondo me: “Cercate di pensare con la vostra testa. Abbiate uno spirito critico in grado di approfondire e discernere”.

Non siate pigri, andate a fondo, fatevi domande, fatevi un’idea propria delle cose, delle notizie. E più che altro non abbiate paura di non essere conformi.

I rinnovamenti, i miglioramenti nel mondo, di cui tutti beneficiamo, sono sempre nati quando qualcuno o qualcosa ha smesso di essere conforme allo status quo, in qualunque epoca, in qualunque settore della vita.

Proprio come ha fatto Gesù al tempo: ha iniziato a dire cose… diverse. Mica facile.



Fosse accaduto oggi, probabilmente lo avrebbero accusato di diffondere fake news pericolose per la collettività.

Perché oggi il modo sottile di limitare la libertà di espressione è quello di considerare ogni opinione divergente una fake news, da combattere quindi per il “bene comune”.

Temo però che molta gente non ci pensi, non se ne sia accorta. Dev’essere colpa della paura globale in cui siamo piombati ormai da un bel po’.

La paura uccide la mente. Quando sei in preda alla paura, i meccanismi biologici impediscono il pensiero razionale e logico. In origine si tratta di un meccanismo naturale: di fronte al pericolo si attivano degli automatismi di sopravvivenza (tipo correre a gambe levate) e si disattivano meccanismi che potrebbero ritardare la reazione (tipo mettersi lì a riflettere). Il cervello emotivo sovrasta quello cognitivo: nella fase emozionale la corteccia cerebrale (dove si elaborano i concetti) viene messa fuori uso.

Così, se si volesse impedire a qualcuno, o a un’intera popolazione, di ragionare lucidamente basterebbe tenerlo costantemente in uno stato di apprensione.

È davvero curioso che negli ultimi 20 anni ci sia stato un continuo ripetersi di crisi, pericoli globali e situazioni di emergenza. Stati di apprensione globali e continuati. Chilavrebbemaidetto.

Dalle Torri Gemelle del 2001, con l’inizio della minaccia globale del terrore (e le conseguenti limitazioni di libertà e privacy per il “bene comune”); alla grande crisi finanziaria del 2008, con le devastazioni economiche e gli stravolgimenti della globalizzazione; fino alla pandemia del Covid, dove si raggiunge l’apoteosi della paura.

Perché in questo caso il nemico, l’untore, può essere chiunque, il tuo vicino, il malato asintomatico… Quindi dobbiamo sacrificarci “per il bene comune”, stare a distanza, allentare i rapporti umani, sfilacciare i legami sociali, mettere da parte un po’ di diritti e libertà personali faticosamente acquisite, ingoiare ingiustizie economiche che smantellano interi settori e classi… Tutto in nome dell’emergenza.

E poi lasciar evaporare la sovranità popolare, parlamentare, a favore di task force non elette di tecnici, anzi tecnocrati, che professano il Verbo medico-scientifico.

Un Verbo assoluto, perché avere un’opinione in dissonanza con la narrativa dominante, in questo contesto significa essere accusati di non volere il bene comune.



Ricordo quando ero piccolo e negli anni’70 sentivo usare questa parola misteriosa: il “conformismo”. Un concetto esattamente contrario a quanto predicato da Gesù quasi duemila anni prima:


Non conformatevi alla mentalità di questo secolo,

ma trasformatevi rinnovando la vostra mente.”


Negli anni’50 venne elaborato da sociologi e psicologi il concetto di “Spirale del Silenzio”: quando i mezzi di comunicazione di massa riescono a creare un’opinione prevalente, riducendo al silenzio le opinioni minoritarie dissenzienti.

Da Wikipedia:


“La tesi centrale della spirale del silenzio è la seguente: il costante, contemporaneo, ridondante e contorto afflusso di notizie da parte dei media può, col passare del tempo, causare un'incapacità nel pubblico nel selezionare e comprendere i processi di percezione e di influenza dei media; in questo modo verrebbe a formarsi la cosiddetta spirale del silenzio.

In questa situazione la persona singola ha il timore costante di essere una minoranza rispetto all'opinione pubblica generale. Per non rimanere isolata, la persona anche se con un'idea diversa rispetto alla massa non la mostra e cerca di conformarsi con il resto dell'opinione generale.”



Il tutto facendo leva sulla paura: per paura di rimanere isolato l’uomo si adatta all’opinione generale.

Ci vuole coraggio per non avere paura. E non è un gioco di parole. Se vuoi essere coerente non devi farti fregare dai timori e dal senso di colpa. Ciò che gli altri pensano di te è un loro problema.

La Spirale del silenzio spiega altri due concetti:

1) Dato che i mass media (e figurarsi quelli di oggi, con i social etc…) sono appiattiti sulla dimensione del tempo presente, chi entra nella spirale perde la capacità di elaborare i fatti con la coscienza storica necessaria per un’analisi critica. Si perde di spessore, si diventa superficiali.

2) Da un punto di vista psicologico, a forza di stare zitti si mina anche la capacità di ascolto e dialogo con sé stessi. Il silenzio anche dentro. Come dire che uno ha paura anche della propria ombra.


Più che vivere mi pare un semplice sopravvivere.

Il conformismo deriva dalla paura e uccide la creatività, che è la base della vita, perché la vita è creazione.

E la paura maggiore è quella di morire. Proprio come quella del Covid. Per questa paura si è disposti a barattare la propria creatività, indipendenza, autonomia… in cambio di cosa? Di una promessa di sicurezza. Non la sicurezza di vivere, perché la vita implica creatività, bensì la sicurezza di sopravvivere. Il tutto sapientemente indorato facendo leva (con facilità) sul concetto del “bisogna sacrificarsi per il bene comune”.

Ma, come scrive Marlo Morgan:



“Non basta respirare per potersi definire vivi”


James Hillman, grande psicologo dei nostri tempi, diceva che l’ossessione della sicurezza è una grande malattia della nostra era. Nel 2001 scriveva:


“C’è un sottofondo di morte nella società presente, che viene percepito in termini di catastrofe ecologica, o anche di Aids, di Ebola, di contagio, di catastrofe epidemiologica.”


Ma, prosegue:


“È un insano senso di protezione pensare che la morte sarà tenuta lontana. E così, naturalmente, si tiene lontana la vita!”


La nostra ossessione di sicurezza diventa come un’ansia paranoide che ti paralizza di fronte alla minaccia perenne di un nemico invisibile e subdolo. Nell’illusione di poter avere tutto sotto controllo. In questo modo la vitalità viene inghiottita da un buco nero.

Come sorprendersi che il sistema se ne approfitti?

Big Military (e anche Big Brother) dal 2001, Big Finance dal 2008, Big Pharma (e anche Big Tech) oggi. E domani? Domani avremo Big Green…

A quanto pare, infatti, siamo davvero molto sfortunati perché, anche se si riuscirà a uscire dall’emergenza della pandemia, è già pronta la prossima emergenza: quella ambientale. A quanto pare, anche se scamperemo al Covid, rimarremo sicuramente soffocati dalla Co2 o arrostiti dal riscaldamento climatico, annegati dai ghiacciai che si sciolgono…

E’ già stato coniato dagli psicologi il termine di “eco ansia”. L’ansia ecologica, la paura per un futuro catastrofico che in questo caso fa più presa sui giovani e li destabilizza. Se non li impaurisci con un’epidemia ce la pu



oi fare con una catastrofe ecologica.

Ed è curioso vedere le manifestazioni piene di giovani che protestano contro i governi inquinatori e contemporaneamente gli stessi governi che si mostrano d’accordissimo con loro, li trattano con i guanti, li accolgono nei Palazzi con sorrisi scintillanti.

Che a uno gli potrebbero venire dei pensieri: non è che lo fanno apposta? Non è che ci stanno prendendo per il culo?

Speriamo che i più giovani si sveglino presto.


Nel frattempo Big Finance è già all’opera per sfruttare Big Green. Il colosso JpMorgan ha già iniziato a sfornare i derivati con il bollino Esg, il bollino verde.


Insomma, è tutto pronto per grandi profitti. Chilavrebbemaidetto.

E così via, in questo New Normal, la nuova normalità dove passiamo da un’emergenza all’altra.


Una delle caratteristiche tipiche dei periodi di paura globale è quella di trascinare le persone in un mondo di fazioni e divisioni. È acredine pura. Sarà per questo che l’acidità e il reflusso gastrico imperversano.




La paura annulla la mente e fa scivolare la folla in un principio di isteria collettiva dove, in nome della sicurezza, l’altro diventa – per decreto - una potenziale minaccia; chi ha un’opinione non conforme è una persona che non si cura del bene pubblico. E va redenta o allontanata, o denigrata, irrisa; comunque messa a tacere.

C’è questo clima surreale, pesante, come una cappa. Non si parla di altro, non si può parlare di altro. Ormai ci sono le fazioni, come nel calcio: stai di qua o stai di là? Amici o nemici? Nel magma dei media dove ribolle l’odio social…

Divide et impera, dividi e conquista, dice il motto latino. Chi non è appiattito dai media, chi ha ancora una coscienza critica e storica che funziona riconosce bene questo fenomeno. Un modo di governare manipolando le folle, usato da secoli. Basato sulla paura e su messaggi apparentemente rassicuranti e salvifici. Non è lampante?

E in tutto questo sembriamo aver perso l’ironia, la capacità tutta italiana di dissacrare, di guardare le cose a distanza, sminuirle. Alleggerirle. Così, anche i sorrisi spariscono. Allora, cosa rimane?




Nel Vangelo secondo Matteo (8, 23-26) Gesù e alcuni discepoli stanno attraversando il mare di Galilea su una barca. D’improvviso arriva una forte tempesta. I discepoli impauriti si rivolgono a Gesù:


“Signore, salvaci! Affondiamo! Gesù rispose: — Perché avete paura, uomini di poca fede?

Poi si alzò in piedi, sgridò il vento e l’acqua del lago, e ci fu una grande calma”.


Senza il buio non si possono vedere le stelle. Che cosa c’è da aver paura?

Se cerchiamo di smettere di aver paura, decidiamo di ricominciare a pensare e riflettere… Se scegliamo di andare oltre, allora possiamo trovare una grande calma, ritrovare una leggerezza e ricominciare a vivere e sorridere. Molto meglio che sopravvivere.

Bisogna andare oltre. Non è lampante?