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CHANGE

“Quando cambi il modo di guardare le cose, anche loro cambiano.”

Max Planck

“Scrivi sempre le stesse cose”, mi dice qualcuno ogni tanto. Vero, forse…

Ma in fondo le cose sono sempre le stesse. Dipende da come le guardi, come ti poni, come le chiami.

Come lo Spritz, che ora fa figo. Prima era la spuma col vino: una roba dolce e gassata con dentro dell’alcol. Non è cambiato niente, a parte forse il bicchiere da casa del popolo. Le cose nuove sono sempre sotto ai nostri occhi. Nel senso che tutto può sempre cambiare secondo come lo guardi. E’ il potere del rinnovamento intrinseco nella vita di ognuno di noi. Invece di star lì a credere che tutto dipenda dall’esterno, dagli altri, dagli eventi. L’esterno è solo uno specchio, inutile prendersela con lui. E’ il potere di rinnovare, proprio come fanno le cellule dentro di noi senza che ne accorgiamo, rinascendo in continuazione. Un po’ come il detto: “vedere le cose con occhi diversi”. Magari perché sei più riposato, o più concentrato, o con un diverso stato d’animo. O hai lasciato spazio all’intuizione, che interpreti per te i segnali esterni.

E’ il potere che ognuno ha, di rinnovare da dentro, far rinascere le cose, i pensieri, le situazioni, i rapporti interpersonali… e portarli a un nuovo livello. Superando l’ego e lasciandosi indietro l’inutile. Invece un sacco di gente cerca di cambiare lo specchio e poi passa la vita a lamentarsi che vede sempre la stessa faccia. Si tuffa in situazioni “diverse” senza accorgersi che è come girare in tondo allo stesso livello, che poi finisci in Prigione senza passare dal “Via”. Non bisogna cercare la situazione, ma la “visione” giusta.

Credo che il motivo principale per il continuo riproporsi dei soliti problemi è che non si… ascolta. Mi pare che oggi le orecchie vengano usate più che altro per sentire, ma non per ascoltare. In effetti devo ripetere sempre le stesse cose a tutti quelli che sembrano avere un canalone aperto che va da un orecchio all’altro, una via di fuga per i concetti tipo: i Bot al 5% non esistono più, le obbligazioni che rendono il 3% non sono sicure, le banche fallite non sempre vengono salvate con i soldi dei contribuenti, se sapessi già cosa farà il dollaro o l’indice della Borsa tal dei tali non sarei qui, gli investimenti con il senno di poi li sanno fare solo i F.lli Boscoli, quando la Bella Figheira dice che ti farà guadagnare tot entro il giorno x senza rischiare ti sta prendendo per il c... ti sta dicendo una cosa inesatta; la “volatilità attesa” è una cosa che visto che l’attendi probabilmente arriverà, le “perdite potenziali” non riguardano solo i portafogli del vicino, etc. etc. etc.

Pare che il 5% della popolazione mondiale abbia problemi di udito. A me sembra una stima molto prudente.

E ora che si fa?

Secondo uno studio di Ubs, quali sono le azioni più comprate in assoluto oggi nel mondo?

Ricordo che Alphabet corrisponde a Google.

Ed ecco un grafico:

In verde l’andamento delle cosiddette azioni FANG: Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Google.

In blu l’andamento degli acquisti di titoli da parte delle solite note banche centrali (Usa, Europa, Jappone).

In rosso si vede come sarebbe andata la Borsa senza le FANG.

Robottini, intelligenza artificiale, algoritmi che sanno tutto di te… Tutto fighissimo: il mondo sembra eccitatissimo dalle rivoluzioni tecnologiche che imperversano.

I pagamenti elettronici (che fa figo, tranne quando ti dice “transazione negata” e non hai gli sporchi contanti in tasca); avvicini lo smartphone e ti partono via i soldi e non capisco perché qualcuno lo trovi divertente, ma i gusti son gusti.

Poi le email che ti arrivano da indirizzi di gente che conosci, ma quando le apri trovi “Donna russa calda vuole incontrarti clicca qui”.

Quando ti va bene; altrimenti era un hacker che ruba dati e identità.

E naturalmente ti arriva il multone a casa perché il computer ha scoperto che non hai fatto la revisione alla macchina.

E Amazon che ti scrive come mai non hai ancora fatto quell’ordine a cui stavi pensando?

E Facebook ti ricorda che potresti conoscere un tizio che hai incontrato 20 anni fa e non ti ricordavi di conoscere (anche perché non t’importa un fico), ma l’algoritmo sa tutto e di certo volete essere amici.

Sono i robottini, gli algoritmi piranha che già infestano i mercati e poi più o meno tutto.

Infestano la rete e quindi le nostre vite.

Salvo poi chiedersi quanto di tutto ciò sia essenziale e quanto invece sia fuffa.

La fuffa: l’apparire, finti e gonfiati, sfrecciando di qua e di là. Non solo uno stile di vita oggi, mi pare, ma anche l’essenza di molti business triliardari. Come i servizi pubblicitari digitali offerti dai giganti tech, dove il committente paga in base ai clic ricevuti.

L’altro giorno Unilever (il colosso mondiale che produce di tutto, dal dado Knorr al sapone Dove al Coccolino, al gelato Algida, al Mentadent, il the Lipton…) ha dichiarato che si è un po’ stancata di spendere miliardi in pubblicità digitale, sospettando forse che molti dei clic dichiarati siano in realtà manine automatiche di robottini. Che quindi non servono a una mazza, dato che i prodotti non li comprano.

Poi ci si è messa Procter & Gamble, altro colosso (Dash, Duracell, Gillette, le patatine Pringles, i croccantini Eukanuba…), che negli ultimi mesi ha tagliato il budget per la pubblicità digitale di 100 milioni di dollari. Risultato? Le vendite NON sono diminuite (*)

Chilavrebbemaidetto.

Magari fra un po’ si sgonfiano le figate tech.

Ma per ora i robotti della fuffa digitale imperversano. Anche nel sito di Bassa Finanza, dove regolarmente si iscrivono dei robottini che poi sanno anche cliccare sui link per far finta di aver letto le newslettera (o forse la leggono davvero).

Gli algoritmi che guidano il trading delle Borse, e che a breve guideranno anche le automobili. Il che in effetti potrebbe salvarti da quel branco di idioti (in aumento) che mentre sono al volante si fanno i selfie e chattano.

Sul tema ci sono sperimentazioni avanzate:

"Durante un test sull'intelligenza artificiale eseguito da Facebook, due bot hanno cominciato a scambiarsi tra di loro informazioni usando un linguaggio incomprensibile, tanto da indurre gli sviluppatori del social network di Mark Zuckerberg a interrompere subito l'esperimento.

Secondo le intenzioni iniziali degli ingegneri, i due cervelli artificiali dovevano arrivare al massimo a condurre trattative per dividersi libri, palloni da basket e cappelli da cowboy. Eppure, nello stupore generale, si sono messi a "discutere" con un linguaggio nuovo, sconosciuto ai ricercatori.

Per "zittire" i due bot, agli sviluppatori è bastato staccare la spina.

La cosa davvero strana del dialogo creato dai due robot è stata la non casualità del linguaggio utilizzato, nel senso che la discussione stava andando avanti in modo non casuale, come se ci fosse un rapporto di causa-effetto tra le frasi scambiate dai due bot..." (**)

Hanno iniziato a parlare da soli, quindi (e gli umani non ci capivano una mazza).

E’ tutto sotto controllo”, dicono gli ingegneri-scienziati.

Yes.

Così avremo le auto a guida automatica che si metteranno a litigare sulla precedenza (o si invieranno selfie)…

In fondo, anche qui niente di nuovo.

Ma, dicevamo: e ora che si fa?

Ripeterò le stesse cose.

Specialmente alla signora Pina, quando mi guarda un po’ delusa che i bond non rendono niente. Tranne quelli junk, spazzatura, ovviamente (di cui il suo consulente, il Bel Figheiro, pomata & cravattone, l’ha riempita, facendola ovviamente guadagnare).

I junk, appunto.

Ripeto qui, inutilmente, un grafico:

Traduzione: oggi i bond spazzatura (opportunamente ridenominati high yield) offrono un rendimento pari a quello dei titoli di stato americani.

Ad esempio, buona parte dei bond corporate italiani con rating BB rende meno di un Treasury.

Che è come dire che la Banca Traballa viene considerata un debitore più affidabile del Governo degli Stati Uniti. Forse perché tanto verrà salvata con i soldi dei contribuenti. O forse perché Mariuccio Bce ormai non si accontenta più di stampare per comprare Btp, ma stampa soldi anche per comprare i bond corporate.

Che poi, grazie a questi fenomeni, il mercato dei bond (quindi l’indebitamento) si è gonfiato di fantastimila miliardi negli ultimi dieci anni… ma che ce lo diciamo a fare? Qui in trilioni e in percentuale del pil mondiale:

Inutile parlare di bolla e di rischio. Su questi temi la sordità è un’epidemia. Altro che Amplifon: la gente vuole la cedola.

In fondo, basta riempirsi di bond rischiosi quando si vede che salgono e vendere tutto quando è chiaro che stanno per scendere.

Come dice Hussman, un gestore americano:

“Il problema con le bolle è che ti costringono a decidere se vuoi sembrare un idiota mentre si gonfiano o un idiota dopo che sono esplose.”

Allora, che si fa?

Ultimamente nei Portafogli Colorati (li trovate qui) ci sono state quattro vendite (due in guadagno e due in perdita): i trailing stop sono scattati anche in seguito ai grandi movimenti di dollaro e franco svizzero delle ultime settimane.

Trovate i dettagli nelle Posizioni Chiuse, perché – ricordiamo – a Bassa Finanza teniamo traccia visibile di tutte le posizioni chiuse (belle e brutte) fin dall’inizio.

Per il resto, sono stati aggiornati tutti i livelli di protezione.

La volatilità è una cosa che avviene solo nei portafogli degli altri, almeno secondo la Bella Figheira. Secondo me invece è meglio restringere le bande di oscillazione dei titoli. Questo per risolvere uno dei problemi principali negli investimenti: vendere in perdita. Non c’è niente da fare, se non imposti un automatismo per limitare le perdite, scatta un blocco psicologico quando vedi le posizioni in rosso. Ma i disastri nei portafogli si possono evitare solo così (oppure affidandosi ai F.lli Boscoli).

Vorrei comprare due cose.

Prima di tutto un fondo, abbastanza classico e mediamente prudente. Portafoglio in euro con un 30% di azioni Europa e 70% di obbligazioni, di cui poca spazzatura. Ha una caratteristica secondo me interessante: il constant mix. In pratica, ogni mese la ripartizione 70/30 viene monitorata ed eventualmente ribilanciata.

Ad esempio, se per effetto di cali del mercato la componente azionaria è scesa al 27%, viene riportata al 30% originario comprando altre azioni. E viceversa. In pratica viene sistematizzata una procedura di alleggerimento sui rialzi e riacquisto sui ribassi. Che è poi l’opposto di ciò che fa la maggior parte degli investitori.

E’ una cosa che può funzionare molto bene. A patto, naturalmente, che ci siano buoni titoli in portafoglio. Esaminando le posizioni principali detenute dal fondo mi pare proprio di sì: troviamo ad esempio Sap, il colosso tedesco dei software per aziende; Reckitt Benckiser, mega company inglese che produce un sacco di cose: il Vanish per il bucato, il Nurofen per il mal di testa, i prodotti Veet per depilarsi, la linea Durex per altri tipi di attività… Poi abbiamo Infineon, azienda iper tecnologica prima di proprietà della Siemens; la svizzera Richemont, proprietaria di marchi di orologi di lusso…

La cosa che mi colpisce un po’ è che questi titoli hanno “rischiato” più e più volte in passato di entrare nei Portafogli di Bassa Finanza.

Allora oggi li facciamo entrare tramite il fondo Allianz Capital Plus, che con la sua strategia ha ottenuto negli anni interessanti risultati: +6% annualizzato negli ultimi 10 anni. Oltretutto ha una commissione di gestione dello 0,9%, che è particolarmente contenuta rispetto alla media della categoria.

Poi ci spostiamo ancora un volta in Cina, dove pare che ultimamente tutti vogliano andare. Ad esempio, McDonalds ha appena dichiarato che vuole praticamente raddoppiare il numero dei suoi ristoranti laggiù nei prossimi 5 anni (da 2500 a 4500). Anche Starbucks vuole raddoppiare, inondando la Cina di caffè very chic e muffin bio (a peso d’oro)… Probabilmente ci si immagina che mentre la Cina corre verso lo sviluppo economico (e tecnologico) ci sarà 1 miliardo di cinesini che, essendo un po’ più ricchi, non si accontenteranno più della ciotola di riso con i broccoli al vapore, ma vorranno un bel cheeseburger.

Oppure una bella pizza american style (Pizza Hut), o magari un pollo fritto (Kentucky Fried Chicken) o, perché no?, un po’ di tacos mexican (Taco Bells). Allora compriamo l’americana Yum Brands, che possiede proprio questi marchi e sta invadendo la Cina, tanto da creare appositamente una company dedicata: la Yum China Holdings.

La fase successiva sarà quella di trovare un’azienda che si occupi di farli dimagrire, tipo la Weight Watchers… ma per ora non credo ci pensino.

Riepilogando.

Per il Portafoglio Azzurrino compro:

  • ALLIANZ CAPITAL PLUS AT eur, cod. isin: LU1254136416

Per il Portafoglio (Bolla) Fucsia compro:

  • YUM CHINA HOLDINGS INC., trattata al Nyse, codice YUMC, cod. isin: US98850P1093

Allora a presto.

E un saluto anche da Dolores (ormai, suppongo, diventata color Oreo. Colpa dell’aquagym sotto il sole per smaltire gli apericena).

Giuseppe Cloza

p.s.

Mi ha appena chiamato Padre Graziano, il tesoriere dell’Opera Pia Immacolata Addolorata. Forse ricorderete che qualche mese fa ha preso un anno sabbatico ed è partito per… Cuba. La sua voce al telefono, anche se lontana e disturbata, sprizzava entusiasmo e serenità. Certo, facile, direte: il mare, i colori, il mojito e tutte le altre prorompenti bellezze locali… No, o almeno non solo. La principale meraviglia di Cuba – mi ha detto con un sospiro di sollievo – è che laggiù internet praticamente non funziona. Un paradiso.

Forse l’unico modo possibile per cambiare (change), invece di stare a leggere e dire sempre le stesse cose. E riappropriarsi di qualcosa dentro. Tanto è solo da lì che si può fare un change.

Di nuovo, a presto.

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*)

**)

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