DOVE VANNO I MERCATI?
“I risultati negli investimenti hanno più a che fare con il tuo comportamento
che con i titoli che scegli”.
Nick Murray
“Io so cosa c’è dietro l’angolo. Solo che non so dove si trova l’angolo”.
Kevin Keegan
Investire i soldi è una cosa che può diventare molto più complicata (e faticosa) di quello che potrebbe sembrare. O meglio, in realtà sarebbe piuttosto semplice; solo che a volte ci ingegniamo per rendere tutto piuttosto difficile.
Il problema principale è quello delle emozioni, che puntualmente arrivano e smantellano la razionalità e la logica. E ci portano a commettere errori sia quando le cose stanno andando bene, che quando vanno male. In preda all’emotività si compra roba che non andrebbe comprata e si vende roba che non andrebbe venduta.
Un altro problema è quello delle aspettative e dei film mentali. Che è anche un problema nella vita in genere, dove ci ritroviamo spesso di fronte ad aspettative deluse e film che non vanno come avevamo immaginato (o sperato). Lo stesso succede negli investimenti.
Ad esempio, la signora Pina ha questo film ricorrente per cui è fermamente convinta che i suoi investimenti siano gli unici nell’universo a non avere alcuna relazione con quello che succede nel mondo. In un periodo orrendo come questo, con pandemie, crisi economiche, crisi energetiche, guerre, carestie, bolle speculative che si afflosciano, invasione delle cavallette e Armageddon… lei puntualmente chiede: “Quanto abbiamo guadagnato?”. Poi guarda i risultati e con aria stupita dice: “Come!, non abbiamo guadagnato nulla?”
Quando Bottavio mi chiede un’opinione su un investimento, io provo sempre a spiegargli che i mercati finanziari sono un po’ malandrini e ogni volta cercano di farti prendere un bello spavento. Cerco di spiegargli che per sperare di guadagnare bisogna essere disposti a perdere. Il che sembra un controsenso, ma non lo è. Nel senso che, se non puoi sopportare momenti in cui il tuo portafoglio è in rosso, sarebbe meglio non iniziare nemmeno.
Se non puoi sopportare momenti in cui devi vendere qualcosa in perdita, anche se a volte ti sembra di tagliarti un braccio, è molto meglio non fare investimenti. Al massimo un Buono Postale.
Lui sembra sempre che ascolti con attenzione, ma in realtà secondo me sta guardando il suo film mentale: quello dove a lui e solo a lui certe cose non succederanno mai; che io queste cose le dico solo per dovere, ma in realtà ho una formula segretissima che solo per lui utilizzerò, evitandogli ogni possibile oscillazione, turbolenza e perdita.
Quando spiego che secondo me l’approccio corretto è quello di avere un’ottica di lungo termine e non farsi influenzare dalle oscillazioni momentanee… lui mi guarda e annuisce: “Certo, è tutto chiaro”, mi dice. Poi, al terzo calo di Borsa consecutivo mi chiama di notte e accende i ceri perché l’investimento torni presto in pari, per poter vendere tutto, e giura e spergiura con fioretto e voto solenne che non comprerà mai più.
Il breve termine o il lungo termine sono concetti molto soggettivi. Ad esempio, secondo Selvaggia – la figlia della signora Pina – quando fai un investimento è naturale che uno debba iniziare a guadagnare immediatamente. Sennò cosa lo fai a fare? Quelli che stanno lì ad aspettare gli sembrano tutti matti. Per lei il lungo termine sono un paio di settimane. Dopo si stufa e comincia a guardarti strano. Ormai molta gente ha una pazienza che dura quanto una un Tik Tok.
In questo periodo, invece, sarebbe meglio non stufarsi, perché la faccenda delle turbolenze potrebbe andare per le lunghe. Sarà per questo che la Banca Traballa tiene impegnati i consulenti per ingannare il tempo con riunioni e corsi di formazione di ogni genere e specie: dalla normativa sulla sicurezza delle carte di credito ai corsi di meditazione rilassante per affrontare i ribassi.
Nel frattempo, i clienti più prestigiosi vengono continuamente distratti con eventi de luxe al castello della Contessa Ildegarda Bocciolini Cicciolini nei Bollicini, dove prima della degustazione del prosecco millesimato il gestore di turno spiega con le slides colorate che i mercati risalgono sempre, e un investitore che avesse mantenuto le sue posizioni dal 1862 a oggi sarebbe sicuramente in guadagno.
L’altra sera gli ospiti d’onore erano i F.lli Boscoli, i mitici analisti che basano le loro previsioni sul senno di poi (una scienza esatta). Assieme al loro strategist nipponico Toshiro Sonamazza, hanno intrattenuto l’uditorio con una conferenza breve ma densa di saggi contenuti. Ve ne riporto uno stralcio veloce:
“Poche regole facili da seguire sono garanzia di guadagno.
La base della nostra filosofia è: Quando sale si vede.
Da cui segue la prima fondamentale regola: Non comprare mai quando si vede che sta per scendere.
Anche perché: Quando scende va più veloce di quando sale.
Il segreto del successo negli investimenti è: Comprare solo quando si vede che salirà, e vendere subito prima che scenda. Mai fare il contrario.
Altro aspetto fondamentale è il timing, la tempistica dell’investimento.
E anche in questo caso il segreto sta nella semplicità: Siate aggressivi quando guadagnerete, ma prudenti quando state per perdere.”
Lo so, le turbolenze dei mercati non stanno facendo molta notizia, sommerse da altre notizie che riempiono tutti gli spazi (prima i virologi e ora gli strateghi militari). E però, i mercati stanno scendendo parecchio e con un’accoppiata particolarmente nefasta, dato che anche le obbligazioni scendono (molto) e non rispettano più il loro tradizionale ruolo di riparo contro i cali azionari. È la conseguenza della bolla del debito gonfiata dai tassi a zero, di cui abbiamo parlato qui fino alla noia. Appena i tassi di interesse rialzano la testa, le obbligazioni fanno pluff!
Per fortuna la signora Pina ancora non si è accorta che il suo Btp sta facendo -15 o -20% da un anno a questa parte.
Ho il sospetto che le cose continueranno così ancora per un po’. Solo i F.lli Boscoli lo potrebbero dire con certezza, ma l’aria che tira ricorda quella dei bear market, i mercati ribassisti che sempre e inevitabilmente prima o poi seguono i bull market, i periodi di rialzi euforici e ottimisti.
Storicamente, nella fase finale di un bull market c’è un sacco di gente che comincia a sentirsi un genio della finanza, perché gli basta comprare qualunque cosa che tanto poi sale. Ma a un certo punto la tendenza si inverte e tutto comincia a scendere, anche con una certa violenza.
Nella prima fase di un bear market ci sono un sacco di “rimbalzi” e strappi all’insù altrettanto violenti delle discese. Le persone che si sentivano geni della finanza continuano a fare quello che aveva sempre funzionato: il buy the dip, compra sull’affondo. Secondo loro ogni calo è una buona opportunità per comprare, che tanto si vede benissimo che poi risale.
Così, la Bella Figheira, la consulente top Private ialuronica, negli ultimi mesi ha convocato varie volte Padre Graziano, uno dei suoi migliori clienti (tesoriere della ricchissima Opera Pia Immacolata Addolorata), e lo ha convinto a fare versamenti aggiuntivi sistematicamente ad ogni ribasso, perché è “un’ottima opportunità”. Solo che, da quando il portafoglio che investe i lasciti delle generose vecchine all’Opera Pia è in rosso del 25%, Padre Graziano è diventato un po’ restio a rispondere alle convocazioni della Bella Figheira. Ora quando lei chiama per "cogliere opportunità di investimento", lui è in ritiro spirituale.
Ma l’aria che tira sembra essere ancora quella: ci sono fondi e titoli giù del 50-70% da inizio anno e c’è ancora un sacco di gente in giro che si butta a capofitto sui ribassi per comprare. Perché prima funzionava. Forse stanno semplicemente continuando a vedere il film sbagliato, quello della stagione passata.
Ma allora, penserà qualcuno, se si vede chiaramente che scende, basterebbe fare investimenti al ribasso, quelli che guadagnano quando il mercato scende. Che ci vuole? Lo pensava anche Zio Nino da Trapani, detto Trapanino.
Il fatto è che i mercati non vanno solo sù o solo giù. Specialmente quando la tendenza è al ribasso, lo fanno andando su e giù… mentre scendono.
Dopo qualche giorno di Borse in ribasso, Zio Nino si era convinto che fosse una tendenza irreversibile. Ha venduto le azioni (in perdita) e ha investito su un etf short, un prodotto che guadagna se le borse scendono (e perde se le borse salgono). Purtroppo, il timing non era perfetto, perché subito dopo i mercati hanno rimbalzato di brutto e Zio Nino ci ha rimesso il 10% in tre giorni. A quel punto si è convinto che fosse ricominciato il trend rialzista - si vedeva chiaramente.
Ha venduto l’etf ribassista e ricomprato le azioni high tech di moda (tipo Netflix e Tesla). Purtroppo, subito dopo c’è stato il crollo dei titoli e lui ci ha rimesso il 22% in un giorno. Allora ha venduto le azioni e ricomprato l’etf ribassista. E puntualmente il mercato ha rimbalzato. Eccetera… Dopo due settimane, una sfilza di “Miiinghia!” e un -80% Zio Nino è passato ai Bot.
Purtroppo, la caratteristica specifica delle fasi di mercato è che nei bull market al rialzo tutti sembrano dei geni, mentre nei ribassi dei bear market anche i più esperti passano facilmente per idioti. Per non dire dei meno esperti.
Inoltre, sono tanti anni che ne manca uno serio, di bear market. Di quelli che ti fanno male a lungo, con un dissanguamento degli indici che sembra non finire mai. Personalmente ho sperimentato quello del 2000, quando i titoli avevano raggiunto valutazioni assurde (come molte azioni oggi) e quello del 2008, quando mezzo sistema finanziario mondiale si sgretolò. Furono periodi orrendi, le cui cicatrici ti rimangono e ti fanno da guida e memento per gli anni a venire.
Il problema è che moltissime delle persone che in questi ultimi tempi si erano improvvisati trader di successo non hanno mai sperimentato un vero periodo ribassista, per cui hanno comprato allegramente di tutto di più, alimentando la bolla. E continuano a farlo. Il che è un pessimo segno.
Per fortuna ci sono altri segni, più positivi.
Negli ultimi giorni sono iniziati i titoli catastrofisti strillati dai tiggì, tipo: “Bruciati tot miliardi dal crollo del Nasdaq!” A dire il vero mi pare che ciò stia accadendo solo negli Usa (che dalle nostre parti le questioni economiche non sembrano interessare).
Così sul canale finanziario Cnbc in Usa sono riapparsi i titoli “Market in turmoil!” (mercati in tumulto) con i commentatori dalle facce preoccupate. Il fatto è che storicamente questi titoli a sensazione arrivano dopo mesi che il mercato scende. Tanto che l’inizio della preoccupazione da parte dei media viene considerato un segnale che la discesa è ormai arrivata a buon punto e manca poco all’inversione della tendenza. Sarebbe un cosiddetto indicatore contrarian.
C’è chi ha calcolato cosa è successo a un anno di distanza ogni volta che è apparso in tv il titolo “Market in turmoil!”. Dal 2010 a oggi ci sono state decine e decine di titoli strillati “Mercati in tumulto!”, ma nel 100% dei casi, a un anno di distanza le Borse avevano recuperato ed erano tornate in buon guadagno.
Certo, non è detto che ciò si ripeta per sempre, anche perché gli ultimi anni sono stati piuttosto facili per i rialzi. Ma in genere, più il clima è negativo e più potremmo essere vicini a un’inversione di tendenza. La qual cosa non è una previsione ma una constatazione.
Per le previsioni ci sono i F.lli Boscoli, che infatti mesi fa, in tempi non sospetti avevano profetizzato: “Quando il mercato è salito parecchio, immancabilmente a un certo punto scende”.
E quando scende va più veloce di quando sale.
Anche nel mondo delle criptovalute c’è un gran turmoil. In molti - specialmente i più giovani – si sono scatenati a comprare e vendere come fosse un videogame. Duccio, il nipote di Bottavio, si era ormai convinto di essere un trader di successo (che ci vuole?, qualche clic…) facendo trading su tutte le criptovalute più strane (e anche più improbabili), ma spesso senza avere la minima idea di cosa fossero.
Fino all’altro giorno aveva messo da parte un discreto gruzzolo. Poi è arrivata Terra-Luna, che non è un telefilm degli anni ’70 con il comandante Straker, le parrucche viola e gli Ufo cattivi, ma una coppia di criptovalute che doveva essere fighissima, innovativa, gestita dall’algoritmo perfetto, inattaccabile, eccetera. In particolare, la cripto Luna era passata in poco tempo da 1 a 100 dollari di valore, generando euforia e uno stuolo di traders che si sentivano infallibili.
Solo che a un certo punto l’algoritmo è saltato, il prezzo ha cominciato a crollare e, come nella migliore tradizione dai tempi dei tempi, si è scatenata la classica corsa agli sportelli, il bank run: quel fenomeno per cui uno non si fida più della sua banca e corre a ritirare i suoi soldi. Facendo crollare ulteriormente il sistema. In questo caso si è scatenata la fuga da Luna. Le cripto saranno basate su tecnologie innovative e fighissime, ma la psicologia e le emozioni umane restano sempre le stesse.
Così, Luna è passata in un attimo da 100 a 1 dollaro, con un -99% in pochi minuti. A questo punto, chi ha pensato di comprare (buy the dip) sicuro di un rimbalzo, ha scoperto che in questi casi la matematica può essere feroce. Il giorno dopo Luna è crollata di un altro 99%, da 1 a 0,01. E poi ancora -99%, da 0,01 a 0,0001…
Nel frattempo, Terra - l’altra critpto della coppia - si è scontrata con un asteroide, passando in pochi giorni da 1 a 0,1 dollari (-90%). Il problema in questo caso è che Terra sarebbe un cosiddetto stablecoin, cioè una criptovaluta la cui funzione è quella di mantenere la parità (1 a 1) con il dollaro.
A cosa serve uno stablecoin? Beh, ad esempio per convertirci i guadagni fatti con un’altra cripto, mettendoli al riparo dalla volatilità (perché quel coin dovrebbe essere stabile come il dollaro), ma senza uscire dall’universo delle criptovalute (senza quindi la necessità di particolari adempimenti fiscali).
Il fatto è che se uno stablecoin perde di botto il 90% (e diversi miliardi di capitalizzazione), siamo di fronte a un tipico chilavrebbemaidetto moment. Tipo Lehman Brothers, per dirne una. Il che è buffo, visto che le criptovalute sono nate nel 2009 proprio come risposta/protesta verso i disastri creati della finanza tradizionale. Infatti le cripto, in particolare le più importanti come Bitcoin, avrebbero dovuto mantenere una certa decorrelazione (cioè, non andare nella stessa direzione) rispetto al mercato azionario tradizionale.
In questo periodo però siamo in una di quelle simpatiche fasi dove scende tutto: obbligazioni, azioni e criptovalute, che in questo momento vengono percepite come una sorta di titolo azionario tecnologico. Nell’ultimo mese, la correlazione fra l’andamento del Nasdaq (l’indice dei titoli tecnologici) e stata di 0,91. Molto alta, se si pensa che se due titoli hanno correlazione 1 significa che si muovono all’unisono, nella stessa direzione.
Tutto questo marasma non deve però far dimenticare che il valore del Bitcoin è triplicato rispetto a due anni fa (da 10.000 a 30.000 dollari). Ma in genere si guarda solo al fatto che rispetto al picco di novembre di oltre 60.000 dollari ha perso più del 60%.
È una delle cose che in molti fanno ma che non dovrebbero fare. Una specie di fissazione: si guarda al valore massimo, il picco del momento, raggiunto da un investimento, o da tutto il portafoglio, e lì ci si aggancia la mente, come un ancoraggio. Come se quello fosse un livello consolidato e immodificabile.
Così, se in due anni investi 10.000, arrivi a 60.000 e poi torni a 30.000, Selvaggia non ti dice: “che bello, ho guadagnato il 200%” (da 10 a 30), ma si lamenta inorridita: “che schifo, ho perso il 50%” (da 60 a 30). Per questo un po’ di psicoterapia cognitiva aiuterebbe parecchio.
E ora che si fa?
Da un certo punto di vista la situazione è piuttosto semplice.
In questo periodo non ha il portafoglio in perdita solo chi:
1 - Ha zero investimenti in obbligazioni (di qualunque genere, dai titoli di stato in poi).
2 - Ha in portafoglio solo titoli azionari del settore energia e materie prime (perché, come dicono i F.lli Boscoli, si vedeva chiaramente che quelli sarebbero saliti e tutti gli altri scesi).
3 - Ha zero investimenti in genere e solo cash sul conto. Perché…