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CORRERE. LASCIAR CORRERE

Si dava degli ottimi consigli, però poi li seguiva raramente.

Alice attraverso lo specchio

Pensa bene a come approcci il tempo.

Guardare l’orologio non è lo stesso che guardare il sole che sorge.

Sophia Bedford-Pierce




L’orologio distrugge i momenti eterni, quelli dove entri in un’altra dimensione. Come quando sei a passeggio con la tua bambina e la fai felice comprandole un gelato. Quando la guardi che ha i baffi di cioccolato, tutto si ferma. Quando lei con la vocina ti racconta che da grande vuole diventare questo e quello… il momento presente diventa un fotogramma eterno, dove ti puoi sciogliere e stare bene senza condizioni. Dove i pensieri finalmente si fermano. Dove il valore relativo delle cose cambia.


Nella nuova dimensione in cui sei entrato, i valori sono diversi. Le cose che contano sono altre; non più quelle per cui corri tutti i giorni guardando l’orologio. Sono quelle che ti restano e ti resteranno nel cuore. Come lo sguardo della tua bambina con quel gelato in mano; il suono della sua vocina sognante. Mentre tutto il resto, tutto il resto se ne andrà. Se ne andrà tutto quello per cui, sempre a correre dietro all’orologio, trascuriamo di entrare nella dimensione del presente eterno. È uno sbaglio. A volte ce lo diciamo. Spesso ce lo diciamo. Ci diamo ottimi consigli, ma poi non li seguiamo.


Bisognerebbe osservarsi. E invece siamo sempre a guardare (e giudicare) quello che fanno gli altri. Così facciamo errori. Sempre gli stessi errori. Perché non ci osserviamo, non ascoltiamo. Invece vogliamo sempre dimostrare qualcosa. Dimostrare di aver ragione. Ma in questo modo non si riesce a lasciar correre. Rispetto alla dimensione del presente eterno, la maggior parte delle cose sono così poco importanti, che possono essere semplicemente lasciate andare. Per alleggerirsi.

Invece ci si accanisce, appesantendo tutto, per dimostrare qualcosa. Così, anche senza accorgersene, si diventa implacabili: si feriscono gli altri. Ma ci si ferisce anche da soli.


I mercati finanziari funzionano allo stesso modo, perché sono espressione degli esseri umani, delle loro emozioni, dei loro errori.

Così, anche con i mercati dobbiamo sempre dimostrare qualcosa. Abbiamo ragione noi, con le nostre teorie. Come dice Henry Clasing, un trader:


Le teorie di solito fanno perdere denaro. Più credete nella vostra teoria, più denaro vi farà perdere.


Il mercato parla, ma spesso non lo ascoltiamo, troppo presi dalle convinzioni personali.

Zio Nino da Trapani, detto trapanino o l’otorino, per come tartassa l’orecchio del povero interlocutore, da quasi quattro mesi mi comunica quotidianamente le sue teorie:

“Eh, no… Il mercato sta salendo troppo. Io non compro: questo è sicuramente un finto rimbalzo!”, mi dice quando siamo a +10% rispetto ai minimi di fine marzo, del panico da covid.

A +20% comincia a innervosirsi: “È tutta una manipolazione delle banche centrali! Vedrà quando usciranno i risultati disastrosi delle aziende: ci sarà da ridere…”

Dopo i risultati delle aziende, con il mercato a +30%, passa le giornate a leggere tutti i siti (gratis) con tutti i commenti e le chiacchiere dei guru da tastiera, alla ricerca di conferme alle sue teorie (e mi inonda l’email per convincere anche me).

“Ha letto gli articoli che le ho mandato stanotte?” mi mitraglia nella telefonata delle 9 del mattino. “Mi trovano perfettamente d’accordo: i titoli sono alle stelle, le valutazioni sono eccessive. Fra poco crolla tutto…”

Naturalmente il problema è: quanto dura questo “fra poco”.

A +40% Zio Nino inizia a balbettare.

E quando il Nasdaq tocca il +50% rispetto ai minimi di marzo, il telefono tace.

Chilavrebbemaidetto.


E ora che si fa?


Il mercato è caro, certo. I prezzi dei titoli sono alti. E, ormai da tempo, il grosso degli utili viene fatto sempre dai soliti noti, specialmente le big tech.

Ma quando si guarda ai prezzi, bisognerebbe sempre considerarli in termini relativi. Ad esempio, cosa significa che un titolo ha raggiunto “i massimi”, come mi dice sempre Zio Nino? I massimi di che?

Esattamente 5 anni fa il titolo Amazon toccò il “massimo” di 500 dollari, con una valutazione che allora mi pareva stellare. Per cui mi guardai bene dal comprarla, in attesa del crollo sicuro (“Prima aspetto che scenda”, si dice in questi casi, pensando di avere il potere previsionale dei F.lli Boscoli). Purtroppo Amazon la pensava diversamente, e da allora ha toccato (e superato) i valori massimi di 1.000, 1.500… finché, poco prima dei 2.000, a 1898 dollari, con le mani un po’ tremolanti ho cliccato “Buy”. Perchè alla fine, come ci dice il prezzo di oggi intorno ai 3.000, il concetto di “massimo” è molto relativo. Bisogna infatti vedere anche cosa è successo nel frattempo all’azienda: l’Amazon di oggi è enormemente più grande, sviluppata e profittevole rispetto a 5 anni fa.

Se uno non fa delle comparazioni, non riesce a contestualizzare bene il concetto di “valore”. Ad esempio, negli anni ’80 i tassi d’interesse erano molto alti, superiori al 15%. Bei tempi, eh? Dipende. Con quei tassi, per comprare una casa da 80.000 euro con un mutuo ventennale si pagava una rata mensile di circa 1.100 euro (ovviamente in lire). La stessa casa, nel 2000 avrebbe potuto facilmente avere un prezzo, diciamo di 160.000 euro. Quindi, è salito troppo? Dipende. Perché, dato che nel frattempo i tassi di interesse erano scesi abbondantemente, un mutuo ventennale sarebbe costato i soliti 1.100 euro al mese.

Oggi quella casa potrebbe valere 240.000 euro, cioè il triplo. Prezzi alle stelle? In termini relativi non è cambiato granché: con i tassi attuali il mutuo per acquistarla costerebbe sempre 1.100 euro, come negli anni ’80.

E a proposito di tassi. Forse uno dei motivi per cui le Borse continuano imperterrite la salita è che, con la penuria di rendimenti che abbiamo nei bond, non è che ci siano tante alternative alle azioni.

Saremo forse in una bolla? Certo, da anni.

La bolla del credito, della stampa di soldi, dei tassi negativi e dell’indebitamento facile. Oggi ci sono anche segnali precisi, come l’aumento esponenziale negli ultimi mesi dei conti di trading su piattaforme digitali frequentate dai più giovani. Che si stanno dilettando a fare gli speculatori dell’ultima ora, comprando i titoli cult del momento. Come Tesla, ad esempio. Chissà come andrà a finire…

E quindi che si fa?

Stiamo dentro, investiti, ma con un profilo un po’ prudente. Se i mercati vogliono correre, bisogna lasciarli correre.

Intanto teniamo stretto l’oro.

Ah, ma anche lui è salito molto. “Adesso è troppo alto”, mi dice Zio Nino…

L’enorme stampa di denaro da parte delle Banche Centrali e i tassi a zero sono scenari positivi per il gold. E per il silver, che prima o poi recupererà il terreno perduto.

E a mio parere potrebbero essere scenari positivi anche per l’immobiliare. Considerando il fatto che ci sono vari tipi di immobiliare. Non solo appartamenti, uffici e centri commerciali. Ma anche settori che in questo momento tirano di più, come i magazzini per la logistica (vedi Amazon) o i data centers: immobili attrezzati per ospitare i server per l’archiviazione dati (tipo il backup delle tue foto su Whatsapp, o tutte le tue email nel cloud). Un tema sempre più attuale. Potrebbe essere quindi interessante comprare la più grande azienda al mondo di servizi immobiliari: Cbre Group, che non possiede immobili, ma li gestisce per gli altri.


Un altro asset che potrebbe beneficiare da tutto questo fermento di creazione di denaro è quello delle criptovalute. Che nonostante stiano ancora smaltendo gli eccessi della bolla speculativa di un paio di anni fa, non sono affatto scomparse. Anzi. La più nota e diffusa, il Bitcoin, oggi sta a circa un 50% sotto al picco della bolla. Penso che il Bitcoin prima o poi potrebbe essere un investimento interessante. Ma è ancora troppo complicato, almeno nell’ottica dei Portafogli Colorati, che devono essere investiti in titoli facilmente accessibili a tutti tramite strumenti semplici e non superspeculativi o esotici. Resto quindi in attesa di sviluppi, ma vigile.


Tornando a cose più tradizionali, aggiungerei un titolo al pacchetto di aziende dominatrici globali. Vorrei ricomprare Disney, già presente altre due volte nei Portafogli (uscita in stop loss a +23% e +3%. Qui tutti i dettagli delle Posizioni Chiuse). Penso che con la recente acquisizione della Century Fox e il lancio della piattaforma streaming, la Disney si stia posizionando bene in un mercato molto profittevole e in forte sviluppo. Il fatto che oggi altri rami del suo business stiano soffrendo (come i parchi a tema, ovviamente in crisi causa covid), potrebbe dare l’opportunità di comprare a un prezzo non troppo alto. Questa volta la metterei nel Portafoglio Azzurrino. Infatti, da quando ad Azzurrina hanno regalato un tablet, lei ha scoperto il mondo delle serie tv e dei film on demand e non se ne stacca più. Lo so, c’è anche Netflix. Ma per lei andremo più sul tradizionale.


A proposito di posizioni chiuse. A marzo, fra i tanti stop loss è scattato quello su Zoetis azienda che produce farmaci per animali (uscita dai Portafogli a +54%). Il tema della Pet Economy, l’economia legata agli animali domestici, secondo me è sempre molto interessante.

Una conferma inoppugnabile mi arriva da Dolores, che da quando ha il cane, il suo budget di spesa è lievitato. Fuffo è un piccolo maltese bianco candido. Una di quelle razze che necessita una manutenzione costante che costa più di quanto spende una famiglia media per andare avanti.

Specialmente se fate come lei.

Prima di tutto Fuffo ha la seduta di toeletta settimanale (con tanto di prenotazione e lista di attesa dal coiffeur). Che, fra taglio a forbice del candido pelo, maschera districante, shampo all’estratto di tartufo bianco, balsamo rigenerante e il rinforzante per unghie alla cera d’api… partono almeno 50 euro a volta. Per non parlare della spa mensile per il wellness canino, con massaggio rilassante, pulizia del vis... muso e consulente d’immagine.

Poi ci sono le medicine. Basta che il povero Fuffo faccia uno starnuto che finisce subito al Pronto Soccorso. Dove però spiegano a Dolores che, trattandosi di un cane, dovrebbe portarlo dal veterinario. Il quale ovviamente prescrive una sfilza di farmaci e integratori costosissimi (oltre al costo della visita maggiorato per notturno e festivo).

L’alimentazione è una voce importante del budget, essendo solo a base di croccantini bio a base di salmone selvaggio – suicidatosi in modo naturale sulle rocce delle cascate del Canada - ricco di omega 3, con quinoa biologica ed estratti di alga spirulina. Il tutto abbinato a 16 diversi integratori.

Che, nutrire un paio di bambini costa molto meno.

Poi, ovviamente c’è l’abbigliamento, con i cappottini di marca e i collari di bigiotteria abbinati al guinzaglino fashion. E gli accessori fondamentali, come i sacchettini di marca per la cacca, rinforzati e compostabili. O, assolutamente indispensabile in questo periodo, il materassino refrigerato dove Fuffo può sdraiarsi nelle giornate più calde. Vita da cani, verrebbe da dire.

Se non fosse che ormai quando gli scappa un “bau!” lui entra in una profonda crisi di identità. Che pensava di essere semplicemente un cane, ma non ne è più così sicuro. Per cui, ultimamente al budget di spesa si è aggiunta anche la psicoterapia canina per Fuffo.

Se Dolores è vagamente rappresentativa di quel che si vede ultimamente, anche solo frequentando un negozio specializzato per animali, il futuro della Pet Economy è assicurato.


Riepilogando:


Per il Portafoglio Azzurrino compro:

Disney, trattata sul Nyse, codice Isin (cioè International securities identification number): US2546871060.


Per il Portafoglio Grigio compro:

Cbre Group, trattata sul Nyse, cod. isin: US12504L1098.


Per il Portafoglio Bolla Fucsia compro:

il fondo Allianz Pet and Animal Wellbeing At eur, cod. isin: LU1931535931



Intanto, nei pochi ritagli di tempo libero dalla cura di Fuffo, Dolores è riuscita ad aggiornare i Portafogli Colorati.


A presto.

Giuseppe Cloza

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