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PREMIO O PUNIZIONE?



Palmyra Atol - Photo ®USGS Unsplash




Siamo gli uomini vuoti Siamo gli uomini impagliati Che appoggiano l’un l’altro La testa piena di paglia. Ahimè!

T.S. Eliot, 1925







Qualche anno fa mi sono imbattuto in uno studio di un’università americana dove si spiegava che nel mondo il quoziente d’intelligenza (QI o IQ) sta scendendo:


Source: MailOnline, University of Hartford


Matuguarda che bel trend all’ingiù. Con tutte le figate tecnologiche e informative di cui oggi disponiamo… siamo diventati un po’ più grulli rispetto a 70 anni fa.

Questo studio era del 2014 e così a occhio direi che il trend sta proseguendo nella sua discesa.

Chilavrebbemaidetto.

Stiamo diventando un po’ più stupidi?

Secondo alcune filosofie orientali di millenaria saggezza la risposta è un grande Sì.

Ed è per questo che ci troviamo in un casino globale. Siamo in un’epoca dove i grandi progressi materiali non sono affiancati da quelli spirituali. Il cuore è rimasto indietro. E si vede. Siamo diventati evoluti, abbiamo le rivoluzioni tecnologiche e scientifiche, ma le nostre menti, i nostri cuori sono fermi a quando ci si scannava per uno sguardo. A quando si faceva a pezzi l’altro perché non la pensava come te. Perché era diverso. A quando si facevano le razzie per catturare gli schiavi.

Come scriveva il poeta T.S Eliot, nel 1925, dopo gli orrori assurdi della Prima Guerra mondiale, siamo uomini vuoti, con la testa piena di paglia.

E anche oggi, tutti i giorni c’è la guerra. Non mi riferisco solo ai bombardamenti e alle fughe dei civili. Quella purtroppo è facile da vedere. No, io parlo della guerra fra persone in giacca e cravatta o camicetta, che si azzuffano. Basta accendere la tv, osservare i dibattiti, le intransigenze, le prese di posizione ideologiche, il pensiero unico che se non ti adegui ti si scagliano addosso.

La guerra è nella nostra mente. E prima ancora nei nostri cuori.

Parte da dentro per dilagare all’esterno.

Questo spiega il Buddismo con il concetto dei Tre Veleni. L’animo umano è contaminato da tre condizioni emotive “velenose”: Collera (arroganza), Avidità (egoismo), Stupidità. È da lì, da dentro, che nascono tutti i conflitti, gli sfruttamenti, le distruzioni, le speculazioni, i disastri ambientali, i comportamenti assurdi e autodistruttivi.

Come se ne esce?

Ultimamente sono stato parecchio impegnato – e mi scuso per il silenzio di Bassa Finanza. Ho appena finito di scrivere un nuovo libro, che uscirà fra poco più di un mese in tutte le librerie, reali e virtuali.

È il mio tentativo di dire “E ora che si fa?” Come ne usciamo? Spero vi piaccia.


Il filo conduttore di tutto ciò che sta accadendo, comunque, è la paura.

Forse succede solo a me. Non so. Eppure, vi confesso che spesso vedo gente sola in macchina che guida con la mascherina. Preferibilmente ffp2. Giuro. Magari pensano che il virus sia appostato sul cruscotto pronto a saltargli addosso. Oppure, dato che l’automobile è tecnicamente un “luogo chiuso”, loro non sentono ragioni e applicano alla lettera il nuovo decreto (credo sia il settantesimo da inizio anno), per paura di sgarrare.

E poi, gente che cammina all’aria aperta, dove magari l’unico altro umano sono io lontano anni luce, e che respira allegramente dentro la sua mascherina. La paura, sempre la paura. Che palle.

E forse succede solo a me di vedere bambini piccoli con mascherina che vanno a scuola tenuti per mano dai genitori con mascherina. Non volevo tornare su questo argomento, ma mi sembra a volte di avere le allucinazioni. Come il Decreto nuovo di zecca che dice che dai 6 anni in poi i bambini che sono ancora alle scuole materne devono mettere la mascherina e respirare la loro anidride carbonica. Anche se i compagi più piccoli non devono. Decreti da Teste di paglia.

L’altro giorno in un ristorante una signora si è seduta al tavolo con il suo compagno e si è tenuta la mascherina. Ha consultato il menu con la mascherina. Poi ha tirato fuori dalla borsetta il gel per inondarsi le mani. Solo quando è arrivato il cameriere per l’ordinazione si è accorta di avere la mascherina e se l’è tolta… Immagino che dopo pranzo sarà andata a farsi un tampone, per sicurezza.

Forse stiamo diventando come i cani di Pavlov?

Non li conoscete?

Ivan Pavlov era uno scienziato russo famoso per i suoi esperimenti sui riflessi condizionati, grazie ai quali vinse il Nobel per la medicina nel 1904.

In pratica, stressava dei cani in laboratorio “insegnandogli” che al suono di un campanello corrispondeva l’arrivo del cibo. Così, dopo un po’ ai cani bastava sentire una campanella per iniziare a salivare con l’acquolina in bocca, senza neanche aver visto il cibo. Riflesso condizionato, appunto.

Poi insegnò ai poveri cani a riconoscere le figure geometriche. Ne sceglieva due piuttosto simili, tipo un cerchio e un’ellisse, e se il cane rispondeva correttamente (premendo il pulsante giusto) riceveva un premio, altrimenti si beccava una punizione. Così, i cani da laboratorio divennero nevrotici e stressati, terrorizzati dalla possibilità di sbagliare e di essere puniti.

Da lì lo scienziato cominciò anche a porsi il problema se per caso lo stress e la paura avrebbero fatto ammalare i cani. Risposta che oggi conosciamo e naturalmente vale anche per gli umani.

Benché Pavlov non mancasse di manifestare la sua poca simpatia verso il regime totalitario dell’epoca, Stalin lo lasciò lavorare indisturbato. Evidentemente le sue scoperte sul meccanismo premio/punizione, riflesso condizionato e paura, erano considerate un eccellente meccanismo da applicare a tutta la società.

Anche noi, e non solo i cani, veniamo addomesticati.

L’esperimento inizia fin dalla tenera età, con il meccanismo premio/punizione. Se sei bravo ottieni il premio; se non fai quello che ci si aspetta da te, arriva la punizione. Così comincia la paura. C’è sempre un “se” di mezzo: te lo meriti se… sarai felice se… ti amerò se. È il regno dell’incertezza.

Piano piano, per paura della punizione, e desiderando il premio, impariamo a comportarci “bene”, o meglio: diventiamo ciò che crediamo gli altri si aspettino da noi. Cerchiamo di rispettare le aspettative. Alla fine, diventati grandi, continuiamo ad addomesticarci da soli, con i riflessi condizionati. Tiriamo fuori il nostro pass per il premio ancora prima che ci venga chiesto. Come i cani di Pavlov: stress e paura. Premio o punizione?

Naturalmente i regimi totalitari ci vanno a nozze con un condizionamento del genere: il Grande Addomesticamento Collettivo.

No, no, certamente noi non viviamo in un regime totalitario. E però penso sia interessante vederne alcune caratteristiche, come illustrate dalla storica Hannah Arendt nel suo libro “Le origini del totalitarismo”, dove si descrive il processo di sviluppo dei regimi nella Germania nazista e in Urss.

Il tratto comune dei nascenti regimi, secondo la Arendt, è quello di basare la loro manipolazione delle masse su un discorso “scientifico” assolutista, utilizzando la propaganda che snocciola dati e statistiche che vengono considerate come il “Verbo”, anche se non confermate dai fatti (ad esempio, la superiorità della razza ariana). Anzi, sono dati propinati a dispetto dei fatti. La realtà oggettiva viene quindi negata e disprezzata.

Gli scienziati, o presunti tali, acquistano potere e usano i media per convalidare le loro teorie. La società, manipolata dalla propaganda, si modifica. I rapporti e i legami sociali si deteriorano; ci sono le divisioni, le fazioni, i sospetti. Ci sono ansia, frustrazione, la mancanza di un senso, di un significato.

Tutte le paure vengono convogliate verso un “oggetto” (ad esempio gli ebrei nel caso del nazismo), identificato come il nemico.

Le masse, in piena sofferenza psicologica, entrano in una sorta di ipnosi collettiva e lottano contro questo “oggetto” della paura. Mentre dai media arriva un appello costante a combattere collettivamente il nemico.


È l’apoteosi dei Tre Veleni di cui parla il Buddismo (e di cui parlo nel mio nuovo libro): la Stupidità, l’Avidità, la Collera.

Sono nel cuore e nella mente di ognuno. Sono nella nostra vita quotidiana, guidano i nostri comportamenti e neanche ce ne accorgiamo. Ma se non ce ne liberiamo rischiamo di diventare come gli uomini vuoti con le teste impagliate della poesia. O come gli zombie dell’omonima canzone dei Cranberries:


Nella tua testa, nella tua testa stanno combattendo

Con i loro carri armati e le loro bombe Le loro bombe e le loro pistole Nella tua testa, nella tua testa stanno morendo Nella tua testa, nella tua testa Zombie Zombie Zombie What’s in your head? Cosa c'è nella tua testa?


Invece di cercare di unire, di unirci, consapevoli che siamo tutti uguali, che abbiamo tutti un’origine comune… invece di capire che io “sono tu e tu sei me”, ci facciamo imbambolare dalla narrativa - che a qualcuno evidentemente serve - e che mira a indebolire, impaurire, frustrare. Mira a dividere e isolare.

Se il presidente di una nazione ha deciso di invaderne un’altra, con un deplorevole atto di guerra, cosa c’entrano gli atleti, gli artisti, i letterati? Ho visto atleti esclusi dalle competizioni, artisti licenziati, letteratura censurata solo per il fatto di appartenere a quella nazione. Praticamente a furor di popolo. È pazzesco.

Siamo riusciti a farci dividere anche nello sport, l’arte, la cultura: proprio le cose che più di tutte nella storia sono servite a unire l’umanità. Cosa abbiamo nella testa? Teste di paglia.

Non impariamo mai.

Come spiega la teoria sociologica del “Fourth Turning” (la quarta svolta) di Strauss e Howe, la storia si ripete a intervalli di circa 100 anni, un arco di tempo diviso in quattro cicli di 20-25 anni che rappresentano i cambiamenti generazionali.

Le persone al comando, invecchiando vengono sostituite dai più giovani. Ogni nuova generazione dà inizio a una nuova era, con un nuovo clima politico, economico e sociale. Ma al quarto giro di boa, il fourth turning, corrisponde un periodo di crisi, decadenza, conflitti.

Ogni 100 anni circa (ci sono cicli un po’ più lunghi e un po’ più corti), nella storia degli ultimi secoli avviene una svolta traumatica che inizia con un evento che fa da detonatore (ad esempio una crisi economica, come potrebbe essere quella del 2008) e si sviluppa poi per anni fino all’apice distruttivo.

Tornando indietro nel tempo troviamo i punti di svolta, il Fourth Turning: circa un secolo fa abbiamo il periodo delle due guerre mondiali; poi i moti rivoluzionari del 1848; poi la Rivoluzione Francese; e prima ancora la guerra dei 30 anni nel ‘600…

Perché ogni volta finisce tutto nella violenza, nel conflitto e nella crisi economica e sociale?

Secondo la teoria ciò accade perché le nuove generazioni al comando non hanno nessuna esperienza di ciò che è successo 80 o 100 anni prima. Chi ha vissuto direttamente quelle catastrofi e avrebbe la saggezza per evitarne di nuove, è ormai troppo vecchio e non ha più voce in capitolo. O, semplicemente non c’è più.

In definitiva non acquisiamo mai la saggezza necessaria a non ripetere sempre gli stessi errori. In pratica, perdiamo per strada la saggezza.

Come diceva il poeta T.S. Eliot:

“Dov’è la saggezza che abbiamo perso con la conoscenza?

E dov’è la conoscenza che abbiamo perso con l’informazione?”


Oggi galleggiamo su un mare di informazioni, che anche quando non sono manipolate o superflue, non servono a niente per ridarci la conoscenza e la consapevolezza. E prima di tutto non servono a ridarci la saggezza.

Per questo la stupidità dilaga e periodicamente ci riporta in un periodo buio. Per questo, a circa 100 anni di distanza da un periodo orrendo come quello a cavallo fra le due guerre mondiali, con la distruzione e le devastanti crisi economiche e sociali e razziali, rabbrividisco quando vedo certi atteggiamenti. Certe tensioni che montano, fomentate quasi con leggerezza, come fosse un gioco.

Invece di cercare la pace, si parla di aumentare le spese per gli armamenti. Come se nel mondo non fossero già quadruplicate dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Quadruplicate.

Ma no, ora dobbiamo aumentarle. È per un nobile scopo, si dice: è per fare la pace. In Italia non basta che ogni cittadino da zero a 100 anni contribuisca all’acquisto di armi con 450 euro l’anno. Sono 28 miliardi. Come se non servissero per l’istruzione, la cultura, la sanità; abbassare le tasse magari… Ma a quanto pare ora bisogna armarsi di più. Pare che ora vogliano unire l’Europa basandosi sulle armi. Carino.

Mi ricorda il 1915, quando dopo l’inizio dei conflitti c’erano gli “interventisti” che parlavano con ardore di una “guerra giusta” che andava combattuta. E fu una catastrofe.

D’altronde, un clima di paura e propaganda è il terreno ideale per piantarci il bispensiero (o bipensiero). Non lo conoscete?

Lo spiega George Orwell nel suo romanzo “1984”.

Il bispensiero è un meccanismo mentale che consente di ritenere vero un concetto ma anche il suo opposto, non accorgendosi neanche di aver cambiato opinione.

Ad esempio, nel libro di Orwell il Partito (del Grande Fratello) dichiara di essere alleato con l’Eurasia, mentre il nemico acerrimo da combattere è l’Estasia. E la folla esulta e si scaglia contro l’Estasia. Ma poco dopo l’Estasia viene definita alleata, mentre l’Eurasia è ora la nemica di sempre.

E la folla esulta e si scaglia contro il nuovo nemico, che per lei è sempre stato il nemico da combattere.

La folla ipnotizzata e resa isterica dalla paura riesce a credere senza problemi in un concetto e il suo contrario.

I caposaldi del bispensiero sono gli slogan del Partito:

La guerra è pace

La libertà è schiavitù

L’ignoranza è forza


Se ci si pensa un attimo, l’ignoranza a volte è comoda, ti rende “forte”. Non sapere, non voler sapere, non fare lo sforzo di approfondire e sviluppare un giudizio critico, spesso ti consente di essere più tranquillo. La ricerca della consapevolezza è faticosa. Così, l’ignoranza è forza.

Affidarsi ciecamente a chi ti dice cosa fare, che lo devi fare per il tuo bene e per il bene della collettività, ti fa sentire a posto. Ma stai rinunciando alla tua libertà. Se rinunci – ti dicono - sei più libero (e più bravo).

In ultimo: “La guerra è pace”: sostenere che si possa arrivare alla pace tramite la guerra e le armi è un esempio perfetto di bispensiero.

Altro esempio perfetto è quello dell’ultima dichiarazione del doctor Anthony Fauci, il famoso virologo consigliere top della Casa Bianca sul Covid. L’altro giorno ha ammesso candidamente in tv che il Covid:


“Non verrà sradicato e non sarà eliminato… Dovremo imparare in qualche modo a conviverci…”


Matuguarda. E nessuno dice niente.

Dopo aver fracassato gli zebedei per due anni con i discorsi su vincere l’epidemia, sradicare il virus, eliminarlo dalla faccia della terra con provvedimenti restrittivi di ogni genere, tutti in casa, negozi chiusi... Ora tutto cambia: si dice che bisogna conviverci. E nessuno fiata, nessuno alza un sopracciglio.

Peccato che, non molto tempo fa, le stesse cose dette da qualche medico temerario che non fosse lo “scienziato” ufficiale, venivano prese come follie da sciamano. E chi osava contraddire il pensiero di prima (“il virus va eliminato”) veniva fucilato mediaticamente, screditato, deriso, radiato dall’Albo etc.

Il bispensiero implica che se lo dice oggi Fauci, che con il virus ci dovremo convivere e non sarà la fine del mondo, allora è sempre stato vero. Quindi nessuno mai andrà a chiedere scusa o riparare i torti fatti a chi lo diceva prima, quando non era ufficialmente vero.

Teste di paglia.

Così, mentre qualcuno ammette che bisognerà convivere con i contagi, altri continuano la politica del terrore. In Cina, ad esempio proseguono imperterriti con il loro piano “zero contagi”, per cui se in una città come Shangai, con 26 milioni di abitanti appare qualche contagio (per lo più asintomatico), il Governo semplicemente la chiude.

Chiude la gente in casa, schiera l’esercito, sbatte i positivi in mega centri di isolamento. Si parla di bambini positivi separati dai genitori e relegati in centri di isolamento

E ci sono – pare - casi in cui viene ordinato di abbattere gli animali domestici appartenenti a soggetti positivi.


Come avrete notato, qui non se ne parla un granché.


Un po' per la notoria libertà di stampa cinese che consente una agevole circolazione delle informazioni. Un po’ anche perché per qualcuno dalle nostre parti il modello cinese della gestione della pandemia è sempre stato fonte di ispirazione. E magari questi eventi causerebbero un certo imbarazzo.

Visto che anche da noi c’è questa tendenza a fare serrate, chiusure, multe e punizioni, chissà che il prossimo autunno, all’aumentare dei contagi, non ci si faccia ispirare dalle gesta scientifiche del governo cinese.

Basta un po’ di bispensiero e ogni pillola va giù.

D’altronde il record di 7.000 bar chiusi in Italia in due anni grazie alle mega restrizioni sarà difficile da battere nel mondo. Settemila bar chiusi corrispondono a quante migliaia di persone in difficoltà o senza lavoro? E parliamo solo dei bar, figurarsi il resto.

I regimi antipatici hanno questa caratteristica di apparire buoni, bravi tolleranti e inclusivi. Finché non dissenti. Allora mostrano la vera faccia.

Che uno penserebbe subito alla Cina. Ma poi, matuguarda, arriva il Canada. Paese super liberal, all inclusive… almeno finchè i camionisti imbufaliti per le restrizioni covid non hanno fatto una dura protesta.

A quel punto il premier ha invocato l’applicazione di una vecchia legge di emergenza antiterrorismo (equiparando di fatto chi dissente a un pericoloso terrorista). Grazie a ciò la polizia ha avuto poteri speciali, fra cui l’accesso ai dati bancari dei contestatori per bloccare i loro conti correnti e quelli dove venivano raccolte donazioni a sostegno della protesta.

In fondo è una cosa comoda: se uno rompe e protesta e non la smette con manganellate, spray urticante nel viso e arresti… è sufficiente bloccargli il conto corrente e chi s’è visto s’è visto. Molto efficace, pulito e democratico, specialmente dopo che ti hanno fatto il lavaggio del cervello che i contanti sono brutti e portano malattie. E vanno aboliti.

Naturalmente, qualche anno fa lo stesso premier aveva dichiarato solennemente:


“Quando un governo inizia a cercare di cancellare il dissenso o di evitare il dissenso è quando sta rapidamente perdendo la sua autorità morale per governare”


Esempio perfetto di bispensiero, con applausi della folla.

Insomma, pare che dobbiamo adeguarci a vivere nell’emergenza. Da quando si è scoperto che è una condizione ideale per governare, nessuno ci vuole rinunciare.

Una crisi di qua, una di là, un po’ di terrore che genera il bispensiero e zittisce il dissenso, l’economia in ginocchio, le famiglie preoccupate e oplà, il governo ci salverà. Applausi.

Chissà se Marx direbbe che questo è il nuovo oppio dei popoli…


Chi sogna che torni un po’ di stabilità è meglio se la stabilità la cerca dentro.

Anche perché ormai l’instabilità sembra essere presente in tutti gli aspetti della vita quotidiana. Prendete la tecnologia, ad esempio. A volte mi viene il sospetto che questo dilagare high-tech sia un sottile sistema per tenere la gente in continua apprensione. Pensiamo al cosiddetto snellimento burocratico, che è diventato più stressante della campanella per i cani di Pavlov.

Ormai se non hai la Pec, il Qr Code, l’Otp pin e la password con i çar@tteri sp&cial! non puoi neanche guardare le previsioni del tempo.

Anche la semplice casella email ti viene bloccata d’ufficio se la password non è ritenuta sufficientemente sicura, cioè sufficientemente complicata. Per fortuna ti arrivano le istruzioni per sbloccarla, ma in linguaggio gender fluid (quella che Orwell chiamava la neolingua):


Gentil* cl*ent*

ecc* l* istruzi*n* per sbl*cc*re l* su* c*sell* di p*st*.

Digit* il/lo/la seguente c*dice: **********

Dopodiché effettui il/lo/la **** **** e successiv*mente ***** ***** ***.

Ora può inser*** l* ******* ****.

Cordi*li S*luti


A quel punto se hai fortuna esiste ancora un numero verde da contattare. Solo che ti risponde un robot che qualunque cosa tu dica ti replica “Scusa, non ho capito” e riattacca. Oppure ti chiede di rispondere alle domande di sicurezza che avevi impostato 15 anni prima, tipo “qual era il soprannome di tuo nonno in carriola?”

Ormai per accedere a qualunque sito della pubblica amministrazione ti ci vuole lo Spid, che Bottavio pensava fosse l’ultimo film di Spiderman e invece è il motivo per cui gli anziani vengono resi obsoleti (e stressati) da un sistema assurdo, che li costringe a peripezie e percorsi a ostacoli tecnologici per dotarsi di identità digitale.

Oppure puoi ripiegare sulla Carta d’Identità elettronica (Cie), con Pin, Puk, Spic & Span e poi la devi appiccicare al telefono cellulare per vedere se magneticamente si riconoscono e ti arriva una notifica e così puoi accedere al sito per fissare una visita medica…

Per iscrivere tua figlia a scuola prima bastava un bollettino postale, ora invece devi fare un F24 online, sempre che tu conosca il codice tributo giusto, e poi un versamento telematico tramite PagoPa con sms pin e firma digitale.

Sarà per questo che ogni tanto trovano un cadavere mummificato da mesi in casa. Era un anziano che non poteva chiamare aiuto perché non riusciva a sbloccare la app del telefono.

Anche perché uno pensa che se sbaglia a premere un tasto sparisce tutto, si cancellano tutti i dati, la rubrica, i contatti… gli si vaporizza il collegamento con il mondo. E quindi vive nel panico di sbagliare. Come i cani di Pavlov, appunto: premio o punizione?

E per tenerti sempre con la nevrosi alta (come faceva lo scienziato russo per vedere se poi i cani si ammalavano), ecco che arrivano i famigerati aggiornamenti.

Funziona così. Non appena hai familiarizzato con una tecnologia, diciamo ad esempio con l’uso di Whatsapp, e ti senti finalmente abbastanza tranquill*, ecco che zac! ti arriva l’aggiornament*. Appare un messaggio minaccioso che dice:

“Attenzione: è disponibile una nuova versione. Quella che stai usando smetterà di funzionare fra 7 giorni. Ricordati di scaricare l’aggiornamento!”

A quel punto ti prende l’ansia: se non fai l’aggiornamento hai paura che tutto smetterà di funzionare. Se invece ti avventuri nel download, sei certo che qualcosa non funzionerà e rimarrai bloccato e abbandonato in un limbo telematico.


Ma, a proposito di anziani, non bisogna vedere tutto nero. A ben guardare esiste sempre un lato positivo in tutte le cose. Anche il Covid, secondo quanto dichiarato dal rapporto di un Centro Studi recentemente presentato in Senato, ha i suoi… “vantaggi”:


“Nel 2020 l'Inps ha risparmiato in spesa per pensioni circa 1,1 miliardi di euro a causa dei morti per Covid. Lo rileva il rapporto del centro studi di Itinerari previdenziali presentato al Senato dal presidente Alberto Brambilla. Fino al 2029, sottolinea il report, si avrà una spesa previdenziale minore pari a 11,9 miliardi… "Il 96,3% dell'eccesso di mortalità registrato nel 2020 - si legge - ha riguardato persone con età uguale o superiore a 65 anni, per la quasi totalità pensionate"

Secondo il rapporto, ora grazie agli eventi degli ultimi due anni il traballante sistema pensionistico sarà sostenibile almeno fino al 2035. Chilavrebbemaidetto.


Per agevolare la trasformazione in cani di Pavlov abbiamo il bombardamento mediatico per renderci sempre più nervosi, astiosi e impauriti.

Ora abbiamo anche la “nebbia mentale” come effetto del long Covid. Praticamente, secondo uno studio, si rischia di rimanere rincoglioniti per un bel po’ dopo la guarigione.

In effetti, a vedere quelli che guidano in macchina da soli con la mascherina addosso e i finestrini sigillati, qualche dubbio ti viene.

Però, dato che come visto all’inizio, il quoziente intellettivo dell’umanità sta calando da almeno 70 anni, questo long covid dev’essere in giro da parecchio tempo senza che ce ne fossimo accorti.


Questa è un’epoca dove il veleno della collera (arroganza, astio, gelosia, chiusura mentale, violenza verbale…) dilaga. Bisognerebbe ripristinare un po’ di gentilezza. Come diceva James Altucher:


“Si dice che ci vogliano 10.000 ore di pratica per padroneggiare qualcosa. Sfortunatamente la maggior parte della gente usa 10.000 ore cercando di essere uno stronzo con gli altri. Se tutto quel che fai è di mettere un po’ di gentilezza nelle tue 10.000 ore di pratica, allora l’universo ti ripagherà con gli interessi.”


Se cerchi di purificare il tuo cuore (e quindi la tua mente) da quel veleno che circola nell’ambiente e ci contamina, non solo l’universo ti ripagherà, ma questo mondo potrà diventare un posto migliore.

Non dipende dagli altri. Solo da noi.


E ora che si fa?


Sono tempi duri. Bisogna abbassare le aspettative. Non è che con la situazione in cui siamo, fra crisi energetica, guerra e inflazione, i mercati possono essere allegri e sereni.

E nonostante ciò, non finisco mai di sorprendermi di quanta gente si sorprenda quando di questi tempi vede una performance negativa. È un po’ come se vivessero su un universo parallalelo, dal quale ogni tanto scendono a dare un’occhiata e fanno “Oh!”.

Quando si parla di mercati finanziari e di investimenti molte persone sono preoccupate dal rischio delle Borse e delle azioni.

Certo, sulle azioni si rischia sempre di prendere una randellata. Ad esempio, se ci si innamora troppo di quei titoli fighissimi e amatissimi che, si dice, saliranno per sempre. Anche se sono da anni in una bolla speculativa. Tipo Netflix, per esempio, salita in Borsa tipo missile anche se l’azienda di fatto non guadagnava soldi, anzi. Ma dato che è salita, tutti pensano che salirà e salirà.

Poi però qualcosa nell’aria cambia e succede che Netflix vede i suoi abbonati diminuire. Matuguarda. Magari qualcuno si è un po’ scocciato di guardare serie tv, o forse i motivi sono anche altri… Comunque sia, si sveglia in Borsa con un -35% in un attimo. Praticamente -50 miliardi. Mica male.


Io però vorrei parlare di obbligazioni, che di questi tempi sono le vere protagoniste.

La signora Pina aveva smesso da tempo di chiedermi il suo investimento preferito: una bella obbligazione che rendesse il 4% senza rischi. Probabilmente si era scocciata perché tutte le volte le rispondevo che quell’investimento non esiste.

Così, assieme alla figlia Selvaggia si era rivolta altrove. L’avevo sentita alcuni mesi fa, prima delle ferie estive, e mi aveva detto che partiva per le vacanze tranquilla perché finalmente aveva risolto il suo problema (intendendo implicitamente che io invece non l’avevo aiutata).

Aveva investito ad agosto in un Btp con cedola del 4% e uno con cedola del 4,5%.

Ora, il problema è che le obbligazioni sono sensibili all’andamento dei tassi di interesse: quando questi ultimi salgono le obbligazioni scendono (e più è lunga la scadenza e più scendono). Lo so, sembra strano, ma è uno dei motivi per cui le obbligazioni possono essere molto più complicate e rischiose di quanto si pensi. È una delle cose che cerco di spiegare in modo semplice e comprensibile nel mio libro “Bassa Finanza”,

ma evidentemente dev’essere una cosa faticosa comunque…

Il fatto è che, dopo anni e anni di tassi tenuti artificialmente a zero dalle Banche Centrali (se non addirittura negativi, altro concetto che si fa fatica ad afferrare), negli ultimi mesi c’è stata un’inversione, dovuta a vari fattori, fra cui le spinte inflattive. Il che significa che negli ultimi tempi, tutti gli investimenti obbligazionari hanno perso. Sono calati, oppure crollati. In alcuni casi hanno fatto peggio delle Borse. Chilavrebbemaidetto.

In particolare, la signora Pina aveva acquistato ai primi di agosto un Btp con scadenza 2037 e cedola del 4% (lordo, cioè 3,5% netto). Da allora, il titolo ha perso il 17,5%, mandando in fumo in 9 mesi cinque interi anni di cedole.

Poi aveva investito in un Btp più breve, per stare più tranquilla, con scadenza marzo 2026 e cedola del 4,5% annuo (3,93% netto). I problemi sono due. Prima di tutto al momento dell’acquisto ha pagato un prezzo di 121, mentre se manterrà il titolo fino al momento del rimborso otterrà indietro solo 100, con una perdita secca di 21 punti. Dato che nel frattempo percepirà 5 cedole e mezza da 3,93% ciascuna (per un totale di circa 21%), significa che alla scadenza avrà una perdita di 21 e un guadagno di 21. Cioè se tutto va bene, dopo quasi cinque anni avrà fatto pari con l’investimento iniziale. Non so se mi sono spiegato.

Il secondo problema è che le cose sono anche peggio di così, perché per effetto del rialzo dei tassi il Btp è sceso abbondantemente nonostante la breve scadenza:



Dal prezzo di 121 ad agosto oggi siamo arrivati a 112, con un risultato di -7,5%.


Padre Graziano invece, in un moto patriottico, aveva aderito mesi addietro alla sottoscrizione del Btp Futura.

Gli sembrava un gesto coerente con la finalità caritatevole dell’Opera Pia di cui è il Tesoriere. Infatti, con i soldi raccolti dai risparmiatori il Governo si impegnava:

“a finanziarie le diverse misure per la ripresa economica del Paese dalla pandemia del Covid-19 e le spese relative alla campagna vaccinale.”

Finanziare la ripresa economica? Forse quella di qualcun altro, non certo quella dei 7.000 bar defunti (per non dire di tutte le altre attività)…

Comunque, per invogliare i risparmiatori a dare soldi al Governo, era stato concepito un meccanismo di cedola crescente nel tempo. Oltre a un premio fedeltà per chi detiene il titolo fino alla scadenza dei 16 anni. Premio legato alla (eventuale) crescita del Pil.

Il piccolo problema è che negli ultimi mesi il Btp Futura è passato da un valore di 100 a 81,5, perdendo quindi oltre il 18%...



In pratica, in pochi mesi si è mangiato le cedole dei prossimi 15 anni. Rimane la speranza del premio finale legato alla crescita del Pil italiano.

Visto com’è andata finora, avrei avuto qualche dubbio.

Ma dato che l’Italia pare abbia deciso di aumentare sostanziosamente la spesa per gli armamenti, anche questo come noto farà crescere il Prodotto Interno Lordo: se produci bombe e missili contribuisci alla “crescita” economica. Così Padre Graziano, alla fine, potrà far guadagnare l’Opera Pia Immacolata Addolorata grazie alla guerra.

Il che conferma la correttezza del bispensiero, adatto all’epoca in cui siamo:

“La guerra è pace”.

L’altro giorno, per curare la relazione con il cliente, la Bella Figheira, la consulente Private Top Lifting, ha invitato Padre Graziano a una convention esclusiva nella tenuta della contessa Ildegarda Bocciolini Cicciolini nei Bollicini.

Prima della degustazione di Prosecco millesimato, c’è stato l’intervento dei guru-gestori dei fondi che, dati alla mano, hanno spiegato come, con questi cali, ci sia una buona occasione per acquistare obbligazioni, che sicuramente risaliranno in futuro.

Peccato che nel frattempo i loro fondi obbligazionari siano pieni di quei titoli che sono già scesi (e dalla performance si vede bene…).

Il senno di poi continua ad essere una delle cose più diffuse nel campo della gestione degli investimenti. D’altronde, come dicono sempre i F.lli Boscoli, il senno di poi ha il grande vantaggio di essere una scienza esatta.

Quindi abbiamo, da un lato le Borse che tentennano preoccupate dalla situazione, con qualche settore in calo pronunciato, tipo i tecnologici (e qualche botto tipo Netflix).

Dall’altro lato c’è tutto il comparto obbligazionario con un andamento più o meno pessimo.

E a questo punto non può mancare Zio Nino da Trapani, detto Trapanino, che mi perseguita perché ha venduto un sacco di azioni e, in attesa delle occasioni per il trading, vuole sapere dove investire la liquidità per 6 mesi “al massimo un anno”, in un modo che naturalmente sia “sicuro e remunerativo”.

Ho provato più volte a spiegargli che gli investimenti di breve termine tipo conti di deposito, Bot e simili non rendono una mazza (quando va bene), ma temo che lui non mi ascolti. Mi chiama ogni tre giorni trapanandomi le orecchie con la solita richiesta: “Ma come?!, ho una cifra importante assai da investire per 6 mesi e nessuna banca mi offre un rendimento interessante sul conto corrente! È un’indecienza!...”

Non ce la posso fare.

Quel che è certo è che la situazione attuale (e forse anche quella futura) sta mettendo a dura prova il canonico portafoglio tradizionale nazionale: tipo 70/30, cioè 70% obbligazioni e 30% azioni (ma anche meno). Con le obbligazioni che perdono su ogni fronte, le azioni che traballano e la liquidità che perde di brutto in relazione all’inflazione, lo scenario non è roseo.


E ora che si fa?

In tutto questo devo dire che i Portafogli Colorati se la stanno cavando piuttosto bene. Motivo? Prima di tutto l’oro, ovvio, che da inizio anno fa +14%.

E poi tutto sommato parecchi titoli azionari si stanno difendendo molto bene. In particolare, quelli legati a settori “reali”, come la cioccolata della Hershey, la Coca Cola, le spezie di McCormick, gli alberi della Rayonier.. Ma anche tanti altri titoli si stanno comportando bene: Novo Nordisk con l’insulina, Regeneron Pharma con le cure per le malattie genetiche, la gestione dei rifiuti di Waste Management, la Berkshire Hathaway di Warren Buffett…

Certo, ci sono alcune posizioni che sono un po’ scese e altre che stanno soffrendo parecchio (come PayPal, Facebook, Alibaba…) ma tutto sommato non mi posso lamentare.


Quindi, e ora che si fa?

Niente.

I Portafogli Colorati, con il loro bilanciamento, stanno funzionando.

Dopo un’annata straordinaria come il 2021, bisogna adeguare le aspettative. E stare tranquilli.

Sarebbe assurdo fare tanta fatica per accumulare dei risparmi da investire e poi essere più stressati di prima a causa di questi soldi.

Mi ricorda un’affermazione del Dalai Lama:

“L’uomo sacrifica la sua salute per fare soldi. Poi sacrifica i soldi per recuperare la salute. E poi è così ansioso per il futuro che non si gode il presente. Il risultato è che non vive né nel presente né nel futuro. Vive come se non dovesse mai morire. E poi muore senza aver mai realmente vissuto”.


Ne vale la pena? Sarebbe una specie di punizione.

Invece, diamoci un premio: stiamo tranquilli.

A presto.



Giuseppe Cloza








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